Si potrebbe rientrare, ma a chi lo dici?

L’Aquila – Ordinanza non vuol dire ordine. A casa si può rientrare, a verifica positiva eseguita, solo se si vuole. Non si deve, si può, è ben diverso. Poichè in certe situazioni di paura, disagio e dissesto psicologico è conveniente ripetere le cose, torniamo sulla parola “ordinanza”. Così si chiamano i provvedimenti del sindaco, ma ordinanza non significa “ordine”. Dunque, non è obbligatorio per nessuno rientrare nelle case dichiarate agibili: è facoltativo. Se si vuole, si rientra, non c’è pericolo di crollo, la casa “ha retto bene”. Il sindaco Cialente, ben consavole di tutto ciò, ieri ha fatto diffondere solo un elenco di edifici vgeficati e ritenuti alle squadre di tecnici agibili, cioè abitabili. Abolita la parola ordinanza. Ma rientrano con il contagocce gli aquilani, ai quali ieri il sindaco ha dato il via libera per tornare a casa se vogliono. Nei piazzali antistanti i condomini dichiarati agibili, c’e’ movimento: persone che vanno avanti e dietro, entrano e varcano il portone, anche se – in gran parte dei casi – solo per recuperare qualche oggetto o per controllare in che stato si trova la propria abitazione. Qualcuno dice ai giornalisti (che spesso fanno anche domande sciocche: è ormai famosa l’inviata della tv che chiese ad uno rifugiato in auto “come mai lei è lì dentro?”) che tutt’al più si potrebbe stare in casa durante il giorno. E’ la notte che incute paura, che risveglia il terrore delle 3,32 del 6 aprile. Indelebile, per tutta la vita. La psicosi e la paura sono state appesantite dagli incoscienti che lanciano falsi allarmi e prevedono scosse, indicando persino l’ora. Purtroppo nessuno di costoro è stato individuato dalla Polizia: sarebbe bello vedere in faccia queste persone. Avverrà?

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