UniAq, corridoio per rifugiati
L’Aquila – E’ arrivato oggi all’Aquila, dopo un periodo di quarantena trascorso in strutture protette, il primo studente vincitore del programma University Corridors for Refugees (UNICORE) 2.0, un progetto promosso da 10 Atenei italiani con il supporto di UNHCR, MAECI, Caritas Italiana, Diaconia Valdese e con il contributo di diversi partner locali (per L’Aquila, ADSU, Caritas Diocesana dell’Aquila, Servizio Migrantes della Caritas di Avezzano, ARCI, Abruzzo Crocevia, Ricostruire Insieme). Attraverso tale programma, venti tra ragazze e ragazzi di diverse nazionalità, tutti titolari di protezione internazionale come rifugiati, hanno avuto l’opportunità di vincere una borsa di studio, giungere in Italia in condizioni di sicurezza e iscriversi a un corso di Laurea magistrale in una delle Università aderenti.
«Siamo davvero felici di accogliere questo nuovo studente, così perseguendo concretamente quegli obiettivi di uguaglianza, pari accesso alle opportunità e di attenzione per la realtà dell’immigrazione che da anni sono al centro delle politiche del nostro Ateneo», dichiarano i coordinatori del progetto per l’Università degli Studi dell’Aquila, la prof.ssa Francesca Caroccia e il prof. Luigi Gaffuri, referenti del Rettore, rispettivamente, per le Politiche di uguaglianza e pari opportunità e per la Cooperazione internazionale allo sviluppo.
«È importante evidenziare» aggiungono i due coordinatori «che gli studenti sono stati selezionati in base al merito accademico e alla motivazione: nel nostro caso, si tratta di un ragazzo che presentava un curriculum davvero degno di nota e che aveva già conseguito una laurea nel suo Paese con il massimo dei voti, prima che le vicende politiche stravolgessero la sua esistenza».
In effetti, secondo il rapporto UNHCR intitolato Coming Together for Refugee Education, recentemente pubblicato, solo il 3% dei rifugiati a livello globale ha accesso all’istruzione superiore, a fronte di una media pari al 37% a livello globale. Si tratta della popolazione migrante meno garantita, fra tutte le fattispecie in cui sono rubricate le forme della mobilità geografica dei gruppi umani. Eppure, come sottolinea Roland Schilling, rappresentante regionale UNHCR per il Sud Europa (A.I.) «i rifugiati sono portatori di conoscenze e competenze acquisite in varie parti del mondo che devono essere valorizzate e impiegate, affinché rappresentino una risorsa per il nostro Paese». Un capitale umano prezioso, che potrebbe offrire contributi significativi in diversi campi.
L’attivazione dei corridoi universitari per i rifugiati costituisce dunque una risposta concreta a questi bisogni, non solo istituendo percorsi di ingresso regolare e sicuro e garantendo agli studenti tutto il supporto necessario per sviluppare il loro talento e integrarsi nella realtà locale, ma contribuendo a restituire speranza a milioni di ragazzi e ragazze costretti ad abbandonare famiglia, casa, Paese, a causa di guerre e persecuzioni.
L’Università degli Studi dell’Aquila, peraltro, già da anni accoglie studenti stranieri provenienti da Paesi e territori che non garantiscono la tutela dei diritti fondamentali. Tale politica di integrazione e di valorizzazione delle competenze è divenuta preciso obiettivo programmatico nel 2019, con la sottoscrizione del “Manifesto dell’Università Inclusiva”, una iniziativa promossa dall’UNHCR con cui l’Ateneo aquilano, insieme ad altri 38 atenei italiani, si è impegnato a facilitare l’accesso dei rifugiati al sistema educativo con risorse e competenze adeguate: l’attivazione dei corridoi universitari costituisce dunque la prima linea di attuazione concreta del Manifesto.
«Si tratta di un risultato straordinario, non scontato anche a causa delle difficoltà dovute all’emergenza da COVID-19 e per la riuscita del quale è stato fondamentale il lavoro di squadra e il coordinamento con i partner e le istituzioni territoriali. Un ringraziamento particolare è dovuto al Vicesindaco, Raffaele Daniele, che si è impegnato personalmente in alcuni delicati passaggi amministrativi», conclude la prof.ssa Francesca Caroccia.
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