Pasquetta di terremoti
(di Carlo Di Stanislao) – Il giorno di Pasquetta, mentre ci preparavamo mestamente al ricordo della nostra “notte lunga un anno”, una serie di terremoti ha fatto sussultare la costa del Pacifico, tra Stati Uniti e il Messico, con scossa principale di magnitudo Richter 7,2 a Bajia California, a Sud di S. Diego. Il sisma, con epicentro a 175 chilometri (110 miglia) ad est-sud-est di Tijuana, è stato il più grande di almeno quattro eventi simultanei che hanno colpito il deserto, con una scossa durata 30 secondi ed una successiva di 4,1, che è stata avvertita circa nove minuti dopo, a circa 500 miglia più a nord nella zona di Sacramento. I morti sono stati due, alcune decine i feriti e non ingenti i danni registrati. Secondo una nota di Alfredo Ortiz Escobedo, direttore del locale Dipartimento della Protezione Civile, le scosse sono state complessivamente un centinaio. Sempre nel giorno di Pasquetta, in serata, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha registrato una nuova scossa di terremoto sull’Etna e un sisma sui monti Nebrodi, in provincia da Messina, con magnitudo 2.2 ed epicentro a 4,3 chilometri di profondità tra Linguaglossa, Giarre, Castiglione di Sicilia, Fiumefreddo di Sicilia e Mascali, sul versante Nord del vulcano. Quasi simultaneamente si è registrata, in Val D’Aosta, una scossa di magnitudo 3,1, con epicentro localizzato nell’alta Valpelline, a circa 4 chilometri da Bionaz. La scossa è stata chiaramente avvertita ad Aosta e nella Valpelline e, pare, non abbia causato danni. Un altro sisma, di diverso tipo, intanto, era iniziato durante la seduta straordinaria, in piazza Duomo, del nostro Consiglio Comunale, con proteste rivolte un po’ a tutti e clima davvero rovente, in molti casi. I lavori sono stati più volte interrotti dai fischi all’indirizzo del messaggio del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, letto in apertura e non apprezzato dalla più parte dei presenti. Calo Benedetti, pesidente del Consiglio Comunale, ha chiesto più volte, alle persone intervenute, di lasciare le sedie per far posto alle autorità, senza ottenere alcun effetto. Contestato il sindaco e l’intera giunta, con varie invettive al suono di “dimettetevi” e sollevamento di manifesti contro la Protezione Civile. Feroci le critiche circa il piano CASE, che avrebbe, secondo molti, snaturata la città, rinviando la ricostruzione vera delle case danneggiate. Fischi anche per Schifarati, presidente di Federalberghi, che ha dichiarato: “in diversi luoghi del Sud Italia colpiti da terremoti c’e’ ancora la gente nelle baracche, a L’Aquila non ci sono stati passaggi intermedi: le persone sono passate direttamente dalla tenda nelle nuove abitazioni. L’importante secondo me è continuare a stare sul ‘pezzo’, lavorare per procedere nella ricostruzione”. Ciò che oggi davvero sappiamo è che non esistono metodi per prevedere terremoti a brevissimo termine: nessuno è in grado, prima di un evento sismico, di specificare il luogo, il momento e l’intensità del terremoto con un cerchio di errore apprezzabile. Vibrante è la raccomandazione degli scienziati mondiali affinché il quake forecasting sia reso tempestivamente pubblico, chiaro, leggibile e comprensibile perché la gente deve conoscere il rischio sismico. Per far questo è auspicabile l’affermazione di un protocollo deontologico, anche tra i giornalisti, per evitare la diffusione di voci incontrollate di corridoio e allarmismi ingiustificati. Così come auspicabile è che non solo lo stato, ma gli amministratori locali prendano decisioni e non ritardino scelte, fra polemiche rissose e del tutto improduttive, che lasciano spazio ad interventi dall’alto. Ieri notte, allo scoccare dell’ora della tragedia, mentre si leggevano i nomi delle 308 vittime, seguiti da altrettanti rintocchi della campana delle Anime Sante, penso che ciascuno abbia fatto un rapido esame di coscienza e per alcuni il bilancio è stato più sismico che per altri. Ha ragione stavolta Benedetto XVI che richiama, nel suo messaggio, alla necessità di una “ricostruzione umana”, in cui si accantonino odio e rancore, invidia e frustrazione, ma in cui ciascuno sappia assumersi il proprio ruolo e le proprie responsabilità. E, si spera, in futuro, di meritarsi una classe dirigente, locale e nazionale, con più spirito e maggiore iniziativa. Ma anche una popolazione meno rissosa e più autocritica e con maggiore disponibilità, di quanto emerso, ad esempio, dalla dichiarazione della presidente del Comitato vittime Casa dello studente, che ha invitato Guido Bertolosa a non venire in quanto persona non grata. La comprendiamo, ne comprendiamo i motivi ma, per il bene della nostra città e comunità, non possiamo condividerne l’atteggiamento, non meno distruttivo dello stesso terremoto.
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