Pasqua a L’Aquila
L’Aquila – (di Paolo Vecchioli) – La memoria del 6 aprile 2009 consentirà di confrontarsi con quello che ci è capitato ed a qualcuno anche di contarsi considerando che è nato il problema delle croci davanti alle carriole e/o laicamente dietro nonostante dovranno essere commemorati gli oltre trecento morti di macerie e quant’altro derivato ai superstiti .
Meriterebbe approfondimento il colore delle carriole ma rischieremmo di pervenire ,come per la discussione se nelle aule scolastiche deve o meno esserci il crocifisso e con identici risultati di mera ed sessantottina contrapposizione ideologica.
Chi rimane orfano della politica ideologizza la tradizione cristiano/giudaica oggi molto in ribasso e non per colpa delle carriole rosse e/o arcobaleno della Città Federiciana ,ma per fisiologico bisogno di ricambio nelle posizioni verticistiche del clero ormai appestate sia da scandali economici quali lo IOR che da quelli sussurrati da almeno tre lustri e solo di recente urlati e relativi alle “violenze sessuali” dei preti che hanno colpito il mondo dei chierici ed affini .
Le modalità e le chiavi di lettura di quanto sopra sono comuni per i preti come per i magistrati ed entrambe le categorie pretendono di essere intoccabili,irresponsabili,in pratica legibus soluti la cui estetica della bellezza,intelligenza,incorruttibilità,morale,libertà,democrazia,professionalità e chi più ne ha ne metta,non è mai in discussione altrimenti si è eversori e fascisti .
Se quanto sopra non codificasse un delirio d’onnipotenza potremmo serenamente pensare che i preti come le toghe rappresentano uno spaccato del sociale e determinano ,ognuno nel proprio ambito una percentualistica devianza,vizio/virtù come per ogni altra categoria sociale ed a prescindere dagli sfigati filopreti/mangiapreti e dai giustizialisti/garantisti.
Che non esistano preti o toghe senza vizi anche occulti ed innominabili è demenziale e deviante mentre è criminale non denunciarne i vizi e coprirne gli errori attraverso l’autoreferenzialità delle Curie/CSM che codificano una giurisdizione da casta d’intoccabili ed infallibili a prescindere ed alla faccia della logica e della tutela del povero “utente”che paga sia metaforicamente che praticamente.
A L’Aquila già si leggono sui giornali le prime carte sulle vittime del terremoto ed ho apprezzato la celerità degli inquirenti ma senza mai neanche pensare a limiti al principio delle garanzie in genere e da esercitare nella fase delle indagini investigative ,in quella delle fasi preliminari e, quindi,del dibattimento.
Nel contesto mi ha fatto riflettere la preoccupata cautela del mio Maestro, avv. Attilio Maria Cecchini che nel contesto culturale ed etico/professionale delle cause che dovranno accertare le responsabilità per le morti da terremoto,ha avvertito la probabilità che a L’Aquila ,Città ancora sanguinante dalle ferite del sisma,celebrare processi “ a cuore aperto…” potrebbe far sorgere dubbi sulla serenità ambientale ( “incompatibilità ”), che stridono con la sete di giustizia in primis,soprattutto per le aspettative di tutte le vittime .
La preoccupazione circa i processi per le vittime del terremoto attiene un contesto che vede a L’Aquila molti casi di deroga all’O.G. se è vero che in Proc.ra anche distrettuale come nella magistratura giudicante, sono presenti magistrati indigeni che destano perplessità quantomeno “estetiche” sul terzietà a prescindere dall’etica .
Già gli scandali incardinati sulla costa ed abbondantemente ancora sub judice dopo arresti,sequestri,proclami oceanici,liqifazioni di maggioranze elette dal Popolo ma ancora mai sottoposte ad alcun giudizio di legittimità di un tribunale ci affliggono come le vicende del “carcere dei suicidi” a Sulmona dove si muore con cadenza statistica non opinabile e dove nessuna toga è sollecita ed amm.ne è solerte per smettere la strage dei rottamati/nessuno del girone infernale delle prigioni che colpisce gli sciancati di stato e mai quelli che i tribunali di sorveglianza fanni ripentire e reiterare le stragi e figuriamoci se qualcuno paga per gli errori e figuriamoci per i suicidati(si ?) del gulag Lamaccio .
Questo dopo pasqua anniversario del Calvario della Mia Città sia sereno e soprattutto foriero di una Giustizia Giusta senza processi sommari ed emotivi che dopo qualche anno giurisdizioni altre e non territoriali superando il principio della giustizia/vendetta potrebbe cambiare per mandare assolti anche i colpevoli.
Idee difficili da condividere oggi nella funesta ricorrenza che coinvolge facilmente e dolorosamente ma coerenti e non solo sotto il profilo professionale .
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