Lettere – Per i ricchi il covid è sempre “a loro insaputa”
L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Quando lo annunciano stampa e tv, servizi speciali, interviste e conferenze, esce fuori che tra una vacanzuccia tra nababbi, un relax in qualche isola, feste e cotillons con centinaia di persone senza distanziamenti e mascherine, ogni tanto c’e` stata un’analisi, con prova del nove, tamponi a go go. Segno che qualche cosa non quadrava. Ma nessuno sa o sapeva niente. Il che non ha impedito contatti fra chissa` quanta gente. Poi, il solito ironicaccio di giornalista causa reazioni di ogni tipo. Perche` nessuno ha fatto nulla di inopportuno o agito con leggerezza, e poi, che diamine, perche` la malattia merita rispetto. Concetto indecifrabile, posto che, fino a prova contraria, il rispetto tocca a tutti i malati. Specie se incensurati. Quanto alla ” leggerezza” dipende. Perche` diventa criminale se ad andarsene in giro da “positivo” e` un profugo che magari neppure spiccica due parole in italiano. Ma questa e` un’altra storia, perche`, se come sembra, i ricchi si ammalano ma senza aver messo piede in Africa o in Cina e senza avuto contatti se non con gente di pari calibro bancario, a qualche aizzapopolo da strapazzo crolla il castello di carta che regge tutto il programma politico. Con buona pace dei gonzi che abboccano.
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