Ricordi – Il pane di Celso
Molto, diciamo pure troppo, tempo fa, facemmo un breve viaggio sulla costiera amalfitana con mogli e amici, tra i quali Celso Cioni. Furono giorni di quelli che non si dimenticano, tra risate, battute, scherzi, scorpacciate di pesce e irresistibili pantomime di Celso in paglietta bianca e occhiali da Sole. Scorrazzammo tra Amalfi, Positano e Capri, facendo rifornimento di bellezza e di scorci da cartolina.
Il momento più bello ogni giorno era il pranzo, meglio la cena, prolungata sotto le stelle fino alle ore piccole tra bicchieri di fresco vinello caprese e dolci al bar. Come sempre quando c’erra Celso, non si riceva soltanto, ma spesso di discorreva – forse annoiando le signore – di cose meno frivole, pensieri e buoni propositi che lui non dimenticava mai da politico consumato ma prima di tutto da innamorato della sua città . Lui avrebbe voluto sempre il meglio per tutti e spesso aveva idee brillanti, da persona di mondo.
Avevano notato che sia a colazione che a tavola nei pasi, Celso aveva del pane diverso da quello che ci servivano. Gli chiesi come mai. Mi disse che era il suo pane, quello del suono forno , che portava con sè dovunque andava. Una risposta innocente e commovente, una firma del suo carattere buono e capace di voler bene. Alle persone ma anche alle cose e alla sua vita . Il pane di Celso non lo dimenticherò mai, quello che spezzava quasi con delicatezza per sbocconcellarlo con il cibo del ristorante.
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