Carceri, 15 suicidi dall’inizio dell’anno
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Altamura, Cagliari, Sulmona, Verona, Massa, Milano, Spoleto, sono le sette città più segnare dalla mappa dei suicidi in carcere, un fenomeno in carcere che non accenna a diminuire ma che anzi, cresce inesorabilemnte in concomitanza con il sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani o delle condizioni di eccessivo isolamento, che non hanno a che vedere con il tentativo di recupero. Un altro suicidio nel supercarcere di Sulmona, avvenuto ieri sabato santo e che ha riguardato un vedovo di 54 anni, romano, uccisosi con un lenzuolo fissato alla grata della cella. Il detenuto, senza parenti, era appena rientrato da un permesso premio. Il detenuto era un internato nella casa di lavoro dove il lavoro, , malato di Hiv, con problematiche di salute gravissime. La deputata Rita Bernardini, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, ha lanciato ieri precise accuse al direttore del Dap di Sulmona, affermando che sulla vicenda inoltrerà una interrogazione parlamentare. Con questo di Sulmona sale a Sale così a 15 il tragico conto dei suicidi nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno, mentre si apprende dalle angezie, che, sempre ieri, un altro se ne è evitato a reggio Calabraia grazie al tempestivo intervento di un agente di custodia. In quello di Sulmona, tristemente noto come “Carcere dei Suicidi”, l’ultimo episodio risale al 28 gennaio scorso, con vittima un 28enne, anch’egli uccisosi per impiccagione “alla Condè”. La struttura che ospita oltre 500 detenuti, ha visto crescere negli ultimi quindici anni il numero dei carcerati che si tolgono la vita. Da qui il nome “il carcere dei suicidi”. Tra i casi più noti ricordiamo quello della direttrice stessa del penitenziario, Armida Miserere, che il 19 aprile 2003 si tolse la vita sparandosi un colpo di pistola alla testa, e quello del sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini, trovato nella sua cella il 16 agosto del 2004 soffocato da un sacchetto di plastica stretto alla gola da lacci per le scarpe. Secondo l’Agenzia Radicale, non è il sovraffollamento, ma l’isolamento fisico e le condanne lunghissime, che fanno del carcere di Sulmona un luogo dove la segregazione è più pesante di altrove. Alfonso De Deo ex il medico del penitenziario, morto lo scorso agosto all’età di 82 anni, nel 1970 aveva pubblicato con Feltrinelli una ricerca che ha fatto scuola e ha aperto la strada ad alcune importanti riforme: “Il sesso nelle carceri italiane”. De Deo aveva studiato come i detenuti, non avendo altri strumenti per affermare la propria personalità, molto spesso siano costretti a usare il proprio corpo. E il suicidio è un modo per farlo, un’ultima volta.
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