Raccontino – Il Gassman imbiancato

L’Aquila – (GC) – Alto, solenne, intabarrato in un giaccone di agnello dalla pelliccia bianca. Così mi apparve Vittorio Gassman sul viadotto di Belvedere, sotto una fitta nevicata che faceva rifulgere le fioche luci stradali. Nessun altro in strada, nessuna auto, nessun frettoloso passante. Solo una fitta, intensa nevicata che animava il silenzio totale. Riconobbi l’attore solo quando gli fui a pochi passo. Era fermo, come abbagliato dalla nevicata forse non troppo consueta per lui, che evidentemente era uscito dal vicino hotel Duca degli Abruzzi per fare due passi. Guardava il panorama verso la stazione come trasognato, imponente sagoma imbiancata dalla neve fin sulla cima della chioma, senza cappello. Avrei voluto dirgli qualcosa, salutarlo magari, esprimergli ammirazione. Non seppi dire nulla e proseguii, mentre lui se ne restava sotto la neve e spariva nella foschia.
Lo rividi il giorno dopo, assisteva al processo ad un alto esponente radicale, celebrato chi sa perchè a L’Aquila, circa trenta anni fa. Se ne stava da solo seduto su una manca dell’aula, ad ascoltare l’astruso linguaggio degli avvocati impegnati nelle vischiose procedure e tra i cavilli di un tentativo di rinvio dell’udienza. Non vi fu rinvio e a molti non parver vero che l’imputato, un alto esponente del partito di Pannella, fosse ovviamente condannato. Gassman attese la fine del processo e se ne andrò a braccetto con il suo amico radicale. Chera anche il mio caporedattore romano dell’Agenzia AGI, per la quale lavoravo. Queste immagini mi sono tornate nitide in mente oggi, a vent’anni dalla morte dell’attore migliore che l’Italia abbia avuto. Alto, solenne, imbiancato dalla neve aquilana in una sera qualsiasi, in un luogo qualsiasi.
Grande Vittorio, quanto sei assente, lontano, e quanto eri eccezionale. Anche semplicemente guardando la nevicata dallo sgangherato viadotto Belvedere, oggi da 11 anni vergognoso rottame sospeso su niente e in attesa di niente,