Nono detenuto suicida nel carcere – Petrilli: “O si rimedia, o ce ne saranno ancora”


Sulmona – Un detenuto romano nel carcere di Sulmona si è tolta la vita impiccandosi con strisce di lenzuola assicurate ad una grata di ferro. L’uomo era appena rientrato nella sua cella dopo aver fruito di un permesso. I secondini si sono accorti di quanto era avvenuto e dicono di aver tentato di soccorrere l’uomo, senza riuscire a strapparlo alla morte. Il suicidio nel carcere sulmonese è l’ennesimo di una lunga serie che si protrae nel tempo. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, stamane gli agenti di polizia penitenziaria hanno trovato in fin di vita l’uomo di 54 ani, originario di Roma, vedovo e senza figli, che si era legato al collo un lenzuolo fissato alla grata della cella. Si ignorano le ragioni del gesto. Inutili i tentativi degli agenti per rianimarlo, l’uomo e’ morto dopo poco.

PETRILLI – Scrive Giulio Petrilli del PD: “Un altro detenuto si è suicidato ieri sera nel super carcere di Sulmona, il nono.
Pazzesco, è il carcere in Italia ma non solo con il più alto tasso di suicidi. In maggioranza avvengono nella cosiddetta casa lavoro, dove si trovano duecento dei quattrocento detenuti.
Le tante denunce, le tante interpellanze presentate, per far chiudere la sezione lungo internati (casa lavoro), non sono servite a nulla. Come era è rimasto, un luogo senza speranza, una sezione che è un misto tra carcere, manicomio, inferno, dove sono internate persone non per scontare una pena, ma perché considerate socialmente pericolose.
Dove non c’è un fine pena o una temporaneità, ma tutto è discrezionale, puoi rimanere per sempre lì o uscire tra uno due tre anni.Il nome è casa lavoro, ma in realtà il lavoro non c’è, è solo per pochi e per poche ore con stipendi che vanno dalle trenta euro mensili ad un massimo di ottanta.
E’ un vero e proprio carcere ,anzi peggio, celle di nove metri quadri in tre persone, venti ore su ventiquattro chiusi.
I detenuti, lì non si rassegnano, si sentono ingiustamente in quella condizione perchè la loro pena l’hanno scontata, ma rimangono lì.Poi nel carcere, ci sono tanti che si trovano in serie difficoltà psicologiche e psichiche, ma non c’è nessun supporto, nessun psicologo e uno psichiatra part time.
Nello stesso carcere ci sono tutte le sezioni immaginabili: EIV (elevato indice sorveglianza), AS (alta sicurezza), sezione penale, con diversi ergastolani, in tutto ve ne sono più di 70, il giudiziario, la casa lavoro e una sezione per pentiti.
E’chiaramente difficilissimo gestire un carcere con questa complessità.

03 Aprile 2010

Categoria : Cronaca
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