Raccontino – Fuoco verde al Pisciarello
Primi anni Cinquanta, agosto a Caramanico nella vecchia casa dei Colacito. Lunghe serate calde, donne intente a chiacchierare e fumare qualche sigaretta. Allora faceva chic spippacchiare le Turmac, profumate e piatte. Mio padre, saggio e taciturno, mi porta al Pisciarello, una fonte un po’ appartata dalla quale zampillava acqua molto diuretica. Di notte, al canto dei grilli, il dolce rumore dell’acqua si udiva da lontano. Ben prima di arrivare tra recinti di filo metallico e paletti consunti tra sassi grigi. Campi e alberi erano t rilassanti e davano serenità sotto le stelle. Unico disturbo, cani ottusamente guardiani .
Camminando al buio tra gli sfondi lontani del Morrone
della Majella, mio padre mi insegnava i nomi delle stelle che conosceva. Professore di lettere e storia, ma antica passione per scienza, natura, astronomia, geologia. Un inaspettato Galileo mancato.
Dalla direzione della Majella si accese in cielo un fuoco verde vivido e palpitante. Un grande corpo l luminoso circolare che viaggiava nemmeno troppo veloce , senza scia e senza rumore, verso le Gole di Popoli, dove scomparve. Grande come la Luna piena o poco meno. Verde e ardente come un fuoco.
Non sapemmo mai di cosa si fosse trattato.
I giornali non ne riferirono, figuriamoci, a quei tempi… Mio padre tacque e poi mormorò: ” poteva essere un grande meteorite, un asteroide…”. La paroletta, l’acronimo UFO allora non bazzicava ancora i nostri lessici. A Mala pena qualcuno sentiva parlare di dischi volanti o altre diavolerie del genere, roba da film americano.
Il fuoco verde al Pisciarello invece apparve e disparve in pochi, indimenticati secondi di stupore a bocca aperta.
Dopo tutto tornò al silenzio e al tranquillo sciacquettare della fontanella che f faceva pisciare.
Non è mai inutile guardare il cielo di notte. (GC)
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