Tra gli ultimi sfollati: graduatorie “fluide”, fitti esosi, disavveture e migrazioni… alberghiere
Tortoreto – (di G.Col.) – Il cronista incontra alcuni degli ultimi sfollati sulla costa adriatica, così, tanto per chiacchierare con la società è reale, con quelli che gli avvenimenti li vivono, spesso sulla loro pelle: quelli che ti raccontano la realtà com’è davvero, al di là dei comunicati, delle dichiarazioni dei politici, dei bollettini detti “report” sulla “popolazione assistita”. Assistita sì, ma come? Ci fermiamo con un gruppo di signore attempate riunite al Sole, di fronte ad un bar di Tortoreto. Temperatura tiepida ma solo al Sole, perchè l’ombra è ancora freddina.
Esordio tanto per rompere il ghiaccio dedicato all’argomento classico: il tempo. “Visconti ha detto in televisione che a Pasqua piove e a Pasquetta fa freddo” recita una signora dai capelli bianco-azzurri come la Montalcini. Rapidamente, si va al dunque: non parlare di terremoto con degli sfollati è impossibile, anche perchè “‘stammatina c’è restata ‘na scossa”, avverte una smilza dall’aria acida, però loquace. E’ vero: magnitudine 2,2 epicentro tra Pizzoli e Barete. “Ji steo loco, ma non la so sintita” precisa un’altra girando il caffè in una tazzina ricolma di zucchero, tre bustine almeno.
E finalmente per il cronista qualcosa di succulento. Dice una cipigliosa bassa e grassa, che un tempo poteva essere bassa e sexy: “Io ero in graduatoria per l’assegnazione della casa e ho aspettato un anno qui sulla costa. Ho preteso di sapere in che posizione mi trovavo. Alla fine me lo hanno detto. L’altro ieri ho saputo che una signora che ben conosco, mesi fa collocata molto dopo di me, adesso si trova… tra i primi!
E io sono rimasta dov’ero… Praticamente, la casa non me la daranno mai e nemmeno la baracca di legno”.
Le chiediamo nome e cognome e se vuole presentare una denuncia: pubblichiamo la storia, se vuole. “Per carità , così perdo ogni speranza e rimango qui un altro anno! Niente nomi, niente denuncia. Solo questo: ecco come ci trattano”.
Il cronista ha capito, prove alla mano, perchè le graduatorie delle assegnazioni non sono mai state rese pubbliche.
Una signora che precisa di essere una signorina e di vivere un fratello, anche lui signorino, racconta: “Casa mia, in zona Lauretana, era parecchio danneggiata. Ci sono tornata qualche giorno fa, finalmente, a vedere: un disastro, le spaccature si sono allargate, tutto si sta rovinando e sta marcendo, ci piove dentro, svolazzano i piccioni ed entrano i gatti randagi. Per salvare il salvabile, abbiamo affittato un locale a Teramo, 150 euro al mese. A L’Aquila almeno in tre ci avevano detto: il fitto lo paga la Protezione civile? Bene, però lei deve aggiungere altri soldi fuori busta, sa com’è, in nero…”. Così agiscono gli aquilani verso i “fratelli” aquilani sfollati. Non saranno tutti, ma sicuramente molti. “M’hanno trattata mejio ecco a Tortoreto – dice la donna – che a L’Aquila mè”.
Ultima scenetta ritagliata da una semplice chiacchierata. La signora che ha parlato per prima di tempo e di Visconti racconta (anonimato garantito, rispettiamo la promessa): “Dopo 12 mesi m’ha chiamata la Protezione civile, l’altro giorno. Mi hanno domandato: lei ha fatto domanda di riavvicinamento? No, non l’ho fatta, avevo chiesto una casa o un MAP, ma aspetto da aprile 2009, e altri come me hanno avuto l’appartamento”. Silenzio all’altro capo del telefono. E poi: “Se vuole c’è una camera all’hotel….. (nome citato), così si riavvicina…”. “Se debbo stare in un albergo senza neppure una hall in cui sedersi a chiacchierare, preferisco rimanere sulla costa”. La conversazione finisce qui. Le signore si alzano, dicono che fa freddo. Cade qualche goccia di pioggia. In tv nell’atrio dell’hotel un meteorologo dice che Pasqua sarà imbronciata. “Sa quantu me ne frega a mmì – commenta una che non ha mai parlato prima – tanto, me stenco ecco dentro”. (Nella foto: Un gruppo di sfollati sulla costa adriatica)
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