Un mese dalla paura alla pandemia
Il beffardo arrivo della primavera astronomica, dopo un disastro climatico con cui faremo i conti, ci ha portati dalle prime vaghe paure a quella ormai d8ilagata della pandemia. I più non sapevano neppure cosa fosse, ora lo hanno imparato: una cosa brutta, che comincia a farci sentire il gelo nella schiena. Una gara, invadente sensazione di non sapere cosa fare per cavarcela.
Finora, dopo parole al vento, annunci fasulli, prosopopee scientifiche, cantonate politiche, c’è una sola certezza: o isolamento o contagio. E ci viene dala Cina, dove isolando milioni di persone pare ne stiano uscendo.
Vaccini, , farmaci, cure, esperimenti: roba lontana e incerte, soprattutto roba che richiede tanto tempo. Durante il quale le bare si accumulano, le affannose insufficienza dilagano. Cerchiamo di essere meno sciocchi del solito, obbediamo alle regole sull’isolamento, stiamo a casa. In fondo ci chiedono di starcene lì calmi a caldi, magari a leggere un libro, cosa che tanti dovrebbero fare chiudendo la bocca e aprendo il cervello. Se lo hanno.
PENSIERINO – Un mese di virus, e le mascherine non si trovano ancora. Neppure per medici e infermieri. E’ solo sospetta inefficienza, desolante cretineria, o peggio? Trump ha ordinato alle aziende idonee di riconvertire la produzione e fabbricare mascherine. Qui produciamo cartelli che dicono “mascherine finite”.
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