“A proposito di carriole e di sequestri”
L’Aquila – Franco Taccia scrive: “Sulla stampa locale e nazionale viene dato ampio risalto all’azione della Digos nei confronti di pacifici (almenoche’ la carriola non venga considerata arma impropria) cittadini ai quali, ieri, sono state sequestrate le carriole predette con tanto di identificazione di quanti le brandivano (si puo’ dire parlando di carriole, peraltro prive di calibro?).
Bene, necessitano alcune precisazioni.
In primis, il richiamo alla legge 212, art.9 del 1956 (e gia’ che ci siamo aggiungiamo che fu pubblicata sulla G.U. n° 87 dell’11.4.56) quando Guardasigilli era l’on. Moro, è assolutamente inproponibile, dal momento che l’articolo citato si riferisce a varie tipologie di attivita’ elettorale, quali comizi, affissione manifesti o uso tabelloni luminosi ma, non mi pare comprenda escursioni per il corso a L’Aquila con carriola al seguito, e pertanto, se la motivazione fosse questa, con tutto il rispetto, credo ci sarebbero tutti gli estremi per parlare di qualcosa che somiglia ad un abuso, visto che, al contrario di quel che afferma qualcuno, le leggi vanno applicate, quando ne ricorrano gli estremi, e non interpretate, visto che nel primo caso è salvaguardato il carattere cogente delle stesse mentre nel secondo ci si affiderebbe alla soggettività degli esecutori, cosa che anche se siamo in Italia non va bene. Poi, credo sia opportuno stigmatizzare quanto affermato dall’articolista del quotidiano Il Messaggero: “dall’altra la pervicacia di un popolo delle carriole che ormai dovrebbe ben sapere che la questione macerie è in via di definizione e avrebbe potuto magari optare per un cambio di programma: aggiustare il tiro forse per lavorare a nuove emergenze”. E, di grazia, chi l’ha detto, a parte la Prestigiacomo, che la questione macerie è in via di definizione? Fortunatamente gli Aquilani, perlomeno quelli che manifestano gratis, senza cachet di 100 euro + cestino da viaggio e pullman pagato, e che, come diceva Toto’, sono uomini e non caporali, sono ancora capaci di valutare il giusto peso da dare alle parole dei governanti contrapponendolo alla realta’ dei fatti. Ed i fatti checche’ se ne dica, sono che l’unico sito dove vengono portate le macerie è sempre la ex Teges, che tracimava ieri e tracimera’ di piu’ domani. Il resto sono parole e promesse, alle quali non è obbligatorio credere. Per quanto riguarda poi l’aggiustamento del tiro (speriamo che qualcuno non metta in ballo le leggi che regolano l’attività dei poligoni di tiro) per lavorare a nuove emergenze, grazie per il suggerimento, ma, abbiamo solo l’imbarazzo della scelta visto che di soldi, malgrado le promesse se ne vedono pochi e quel poco che si e mosso a L’Aquila si deve al “famigerato” popolo delle carriole, dal momento che si aspettano ancora i regali della “lista di nozze” che qualcuno s’è inventata ai tempi del G/8″. (Nella foto: Le prime proteste in centro a febbraio)
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