Raccontino – Il volo della tartaruga
Concettina brava donna che abitava all’Incoronata presso Vasto. ci portava ogni tanto prodotti dell’orto e un po’ di pesce fresco. In cambio di modesti compensi, del tutto commisurati con il magro stipendio di papà professore a Vasto. Poca roba, ma di campagna, genuina. Un giorno tra le verdure dal cestino spuntò una tartaruga.
“Io non la cucino di sicuro” chiarì mia madre. “Non devi cucinarla, devi nutrirla con qualche foglia di lattuga. Vivrà con noi” rispose mio padre. E così fu.
Il lento e muto animaletto visse in casa, ticchettando sul pavimento. Mangiava verdura e qualche spicchio di mela. Fino a che visse non vide più il Sole, ma solo pareti e soffitti casalinghi. Notai che si avvicinava spesso all’inferriata della finestra della cucina, a palazzo d’Avalos, ultimo piano, vista sul cortile acciottolato. Un giorno a sorpresa si avvicinò passò tra le sbarre di ferro e si lasciò cadere nel cortile. Il volo, l’unico e l’ultimo della tartaruga infelice. Nel suo ricordo la campagna, l’erba, i profumi della terra. Corsi in cortile. Era morta con le zampe all’aria, nel suo piccolo carapace frantumato.
Fu sepolta in un angolo del cortile, dove c’era un poco di terra fangosa.
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