Ponte Belvedere, se la politica è grottesca…
L’Aquila – Ad aprile saranno 11 anni dalla chiusura del ponte di Belvedere, che sta dando segni del suo ammaloramento perdendo pezzi. I calcinacci caduti (senza colpire nessuno) hanno riposato pepe sulla coda (o sotto la coda) di politici e amministratori che nulla temono, neppure il grottesco. E nel grottesco siamo.
Per quale motivo il viadotto sia chiuso infatti nessuno lo spiega. Si deve presumere che qualcuno da qualche parte, in qualhe giorno di tanto tempo fa, dopo il sisma del 2009, decise di schierare barriere e tubi innocenti, rimasti poi per anni, mentre alberi e piante crescevano nelle sconnessure del ponte. La domanda era ed è semplice: se è chiuso, ci sarà un motivo. Altrimenti perché non lo riaprono? Dett altrimenti: se è danneggiato, va demolito o rimesso a posto. Perché nessuno lo ha fatto fino ad oggi?
11 anni sono quasi 4.000 giorni, tutti persi e sprecati. I costi, sia di una demolizione che di un intervento, sono sicuramente almeno raddoppiati.
Oggi, dopo aver transennato di nuovo, e lasciato9 nell’ansia almeno 30 famiglie, oltre ai passanti, si sente parlare sui giornali della necessità di un sopralluogo, di una verifica, cioè di nuove chiacchiere e di altre spese, a vantaggio di qualcuno. Non della collettività .
Troveranno che un manufatto di 55 anni fa è ammalorato, scalcinato, arrugginito, perché mai manutenuto, forse, e perché più volte terremotato. Scopriranno l’America e si ritufferanno9 tra le loro carte, attorno ai loro tavoli, tra un comunicato e una dichiarazione politica.
Se non è grottesco tutto ciò…
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