Elezione: gli astenuti, una forza che pesa
L’Aquila – Comunque vadano le cose (e alle ore 17,30 è ancora difficile orientarsi) un elemento appare certo e sicuro: quello degli astenuti è un partito vero e proprio, che pesa e cresce. Persino a Chieti, dove si votava per il sindaco, poco meno del 30% degli aventi diritto all’accesso all’urna, ha detto no ed è restato a casa. Nelle provinciali aquilane gbli astenuti sono in qualche caso moltissimi (a Campotosto ha votato solo il 44%), in genere molti e persino a L’Aquila il loro numero è significativo, circa il 35%. In pratica hanno votato due su tre aventi diritto. Clamoroso il dato di Sulmona: 19% di votanti. In controtendenza le Rocche, con un sonoro 85% di votanti.
Il disamore del popolo per il voto è distacco amaro dalla politica, non scelta politica come è avvenuto in Francia. Tutti i disamorati, tuttavia, formano senza dubbio un partito, anche senza rendersene conto, perchè il loro “effetto” è di valore politico. Non si sa bene cosa vogliano, forse soltanto esprimere sfiducia nelle istituzioni e in chi le rappresenta. Ma crescono, e in Italia, quindi tanto più in Abruzzo oggi nel doposisma, sono una “parte” con la quale chiunque vincerà dovrà misurarsi. Alla lunga, non votare rappresenterà un danno per le comunità che avranno rinunciato ad avere loro rappresentanti diretti. Ma per il momento rappresenta soltanto un sonoro, drammatico schiaffo a istituzioni e reggitori delle istituzioni. Morta l’ideologia, rimane la rinuncia a farsi rappresentare. Come dire “non avrò nessuno a far valere i mieri diritti, ma nessuno andrà a comandare con il mio consenso”. Un po’ masochismo, un po’ disperata protesta.
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