Prime indagini svolte nel Parco sulla lepre italica
Pescasseroli – Dal 2015 il Parco collabora, insieme ad altri Parchi Nazionali, a un importante progetto finalizzato ad aumentare le conoscenze sulla presenza e distribuzione della lepre italica (Lepus corsicanus), una specie classificata come “minacciata” secondo i criteri dell’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN) e sulla cui conservazione insistono diverse problematiche, così come illustrato nel progetto qui: http://www.parcoabruzzo.it/pagina.php?id=355).
Al termine di questo primo periodo di lavoro presentiamo i risultati delle prime indagini che sono state condotte nel Parco e quindi è l’occasione per parlare in modo più approfondito di questa specie. Ma è importante prima fare una piccola premessa: chi è la lepre italica e perché conservarla?
La lepre italica: questa sconosciuta!
La lepre italica è una specie endemica dell’Italia centro-meridionale: sul versante tirrenico la troviamo fino al Monte Amiata e sul versante adriatico fino a un’area a ridosso proprio del nostro Parco; mentre è assente a nord di questa linea immaginaria. Fino a non molto tempo fa (1999), si riteneva fosse una sottospecie della più comune lepre europea e per questo poco investigata. Ma perché ora è considerata minacciata e vulnerabile?
L’areale di distribuzione di questa specie nell’Italia peninsulare appare estremamente frammentato in tante piccole isole perché le cospicue modificazioni ambientali verificatesi a partire dagli anni cinquanta, dovute soprattutto allo sviluppo dell’agricoltura intensiva che è andata a modificare quegli ambienti agricoli più favorevoli per la specie, hanno contribuito in maniera significativa a questa frammentazione e al declino apparente di questa specie, non ancora completamente conosciuta.
Oltre ai problemi di tipo ambientale, la lepre italica ha una competitrice nella Lepre europea (Lepus europaeus). In ampie zone dell’Italia centrale la lepre europea negli anni è stata oggetto di massicce e costanti immissioni a scopo venatorio, anche in aree in cui non era presente (Italia centro-meridionale), utilizzando per lo più individui provenienti da popolazioni non originarie della nostra penisola (alloctone). Essendo le due specie affini in termini di requisiti ecologici, anche se la lepre europea è più prolifica e numerosa a causa dei molti anni di immissioni, la lepre italica ha perso spazio. Questa pratica, oltre a danneggiare la lepre italica, ha danneggiato la varietà italiana della lepre europea stessa (L. europaeus meridiei), oggi probabilmente più rarefatta. Tuttavia, per chiarire le relazioni ecologiche tra le 2 specie sono sicuramente necessarie ulteriori indagini. Ma il problema più immediato per la lepre italica è legato all’attività di caccia, permessa sulla lepre europea, ma
vietata sulla lepre italica. Le 2 specie sono infatti molto difficili da distinguere sul campo, rendendo la specie italica un frequente bersaglio involontario dei cacciatori. Infine, la lepre europea è portatrice di una malattia virale molto grave (Sindrome Emorragia della Lepre Bruna Europea), trasmissibile alla lepre italica, che nella lepre europea è causa di un elevatissimo livello di mortalità (anche fino all’80% degli animali malati), poco sostenibile in popolazioni più vulnerabili, isolate e a bassa densità come quelle di lepre italica.
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