Autostrade, il caos attuale dopo decenni di carenze e pantomine politiche


L’Aquila – Sarà l’impetuoso vento… grillino spirato prima che il M5S prendesse a declinare, sarà anche la nuova ministra de Michele che le decisioni le prende quando servono, ma sta di fatto che pare finito il tempo pernicioso in cui le autostrade incassavano aumenti dei pedaggi ogni anno e quanto a manutenzione, come vediamo oggi, spendevano troppo poco. Oggi la tempesta che soffia sulle concessionarie porta degli effetti: interventi, cantieri, affannose pezze a colore, investimenti, ma anche e soprattutto sospensione degli aumenti e dei pedaggi nei tratti disagiati. Inclusa la parte abruzzese della A-14.
Intendiamoci: tutto stradovuto agli utenti, nessun rega lo. Anche se tutto in deplorevole ritardo e dopo terribili incidenti e altissimi rischi per tutti.
A questo punto, prendiamoci pure i meriti che spettano alla stampa, o almeno a quella stampa che ha cominciato a denunciare senza pudori o remore con tanto di immagini e filmati i viadotti marci, le vistose conseguenze di mancate manutenzioni, crolli, pericolosi, ritardi.
La parte meno gloriosa di questa storia è totalmente addebitabile alla politica. Per decenni abbiamo sopportato ad ogni Capodannoil solito aumento dei pedaggi. La politica era tanto sfrontata, quanto compatta nel sostenere che non c’ era nulla da fare. E intanto i milioni di euro finivano nelle tasche degli intoccabili padroni dei viadotti. Gli aumenti sono legittimi, e sicuramente lo erano, alla luce di accordi che andavano però almeno rivisti e approfonditi. Tanto è vero che ecco sospensione degli aumenti e febbrili interventi di manutenzione, insieme con piogge di inchieste. La politica abruzzese, specie quella regionale e parlamentare, tutto questo lo sapeva o non lo volveva spere? Troppe riverenze ai potenti? Scarse o nulle capacità dei politici a tutti i livelli? C’è come sempre da sospettare il peggio.
Va, infine, riconosciuto, che la minaccia di chiudere il traforo del Gran Sasso da parte del gestore della A-24, che aveva solide ragioni, servì a smuovere le acque non limpide nello stagno. Lo comprese persino quel simulacro di ministro Toninelli che allora era in serpa e fu costretto a reagire.


05 Gennaio 2020

Categoria : Attualità
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