Lettere – L’Aquila rugby e il tessuto sociale della citta`: disastro totale

L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Dire che un pezzo di storia scompare perche` “non si trovano” 49.000 e` troppo comodo e pilatesco. Evidentemente nel corso dei decenni ci sono state scelte sbagliate a livello gestionale. Quanto ai commenti di chi occupa “poltrone” di rilievo, oltre a valere nulla dovrebbero indurre ad un paio di considerazioni. La toppa dei 49.000 euro si sarebbe potuta ricucire con un modesto contributo di tutta la gente aquilana che grazie alla politica, da decenni, s’e` assicurata a vita pane e companatico, non all’osteria ma presso bouvette o ristoranti di lusso. Altro che 49.000 euro potevano venir fuori. A livello, poi, strettamente locale, la crisi del sodalizio va inquadrata nel deterioramento del tessuto sociale. Del quale, anche se nessuno l’ha capito, lo sport, quello che porta(va) ogni “maledetta” domenica centinaia, anche migliaia, di persone negli stadi (calcio e rugby) (wolley e basket) e` parte fondamentale. Perche` produce aggregazione continua. Purtroppo l’idea di aggregazione che in particolare dopo il terremoto ha fatto da modello ispiratore e` quella della sagra, della sfilata, del raduno, della ricerca degli effetti speciali, effettuata per giunta senza competenza. Unico traguardo quello di poter, nei giorni successivi, sbrodolare numeri di partecipanti. Confondendo l’evento piu` o meno valido con la quotidianita`. E il discorso, limitatamente allo sport, si lega alla impossibilita` per giovani ed anche meno giovani, di praticarlo, vista la penuria di impianti disponibili anche per chi lo fa per hobby. E si arriva cosi alla cruda realta`, quella della movida spacciata per vita, del “movimento” serale/notturno riempitivo per ogni esigenza. Tessuto sociale, misura d’uomo, sembra parlare di fantascienza.