La notte della palla ovale aquilana


S’è fatta notte, diciamo con Maurizio Costanzo, per la palla ovale aquilana, ultima gloria sopravvissuta in anni di desolante declino generale. Per un debito insoluto di 49.000 euro, che nessuno – banche, imprenditori, enti – ha voluto o potuto saldare. Fallimento. Ed espulsione dalla serie A.
Il rugby a L’Aquila è stato per oltre 70 anni un orgoglio cittadino, ma anche un orgoglio geografico, con ben 4 scudetti nazionali, trattandosi dell’unica grande squadra di palla ovale nel Centro-Sud, esclusa Roma. Sarebbe solo retorica piagnucolosa insistere, ma resta amaramente vero che gli aquilani avevano poco per inorgoglirsi, e la palla ovale era un pilastro. Qualcosa di europeo, di nazionale, ben oltre gli angusti confini del localismo. La città non ha saputo tenere la testa fuori dall’acqua, lasciandosi umiliare da un debito irrisorio. Ora si deve ricominciare dalla serie bassa, e sarà così, perché bisogna anche saper essere umili. Specie quando non si merita di meglio e di più. Altrove ci sarebbe stata una corsa al salvataggio, qui tutto è avvenuto nell’indifferenza, il male peggiore, la malattia di chi davvero si rischia di non guarire. Il peggio è che nessun politico ha mai voluto parlare, intervenire, tentare, assumere impegni.
Giorni amari. Ma ad ognuno il suo.

PENSIERINO – Meno male che ci sono Paganica rugby e Avezzano, in serie B. Quando e se L’Aquila rugby giocherà con loro, sarà già parecchio avanti.



10 Ottobre 2019

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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