Torna la diatriba sui crocifissi
Molti politici di oggi non hanno memoria e soprattutto non hanno cultura o conoscenze, e neppure sanno farsene eseguendo delle ricerche.
L’attuale ministro della scuola non ha di meglio da fare che scacciare i crocifissi dalle aule. Non gli piace la faccia di Mattarella, e vuole sloggiare i suoi ritratti. Pensa che i problemi si risolvano imponendo una grottesca tassa sulle merendine. Tutto sarebbe solo barzelletta se non fosse tristemente vero.
Le storie sul crocifisso nacquero a L’Aquila anni fa, grazie ad un esponente islamico di Ofena. Non voleva nella classe di suo figlio il Cristo sulla croce. Qualcuno disse: cambi scuola. Altri notarono che come in Francia i simboli religiosi non dovrebbero esserci. Stato laico o no?
Altri farfugliarono le loro, molte chiacchiere e naturalmente nessuna soluzione. Infatti, in molte scuole i crocifissi ci sono ancora.
Ora si torna a polemizzare senza costrutto. E il ministro? Anche lui farfuglia senza dire nulla di definitivo o concreto. Insomma, il problema si evita in ogni modo e con ogni scappatoia. Proprio come avvenne a L’Aquila.
PENSIERINO – Se il ministro non vuole crocefissi nelle aule, emetta un’ordinanza per vitarli. Sia coerente e determinato. O forse è chiedere troppo ad un politico, oggi come ieri?
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