Merendine, bibite e ipocrisia


I pochi che ancora riflettono si scompisciano dalle risate alle trovate balorde del governo (che evidentemente non teme il ridicolo), tra le quali primeggia quella della tassa su merendine e bibite zuccherose.
C’è chi ricorda che Di Maio le vendeva allo stadio, quando da ragazzo lavorava. Solo una moscia battura, perché lavorare non è certo una colpa. Fare il politico e spararle grosse, caso mai, lo è.
Il ridicolo di questa idea è duplice. Prima di tutto, è pietoso inventarsi una tassa per i ragazzini che ingurgitano merendine spesso malsane, sconsigliate, ma vendutissime.ma .
In secondo luogo, disturba che si pensi di tassare un alimento sconsigliato dai medici, invece di cominciare a vietarlo per esempio nelle scuole. Via i distributori di merendine, altro che tassa. Dove sono dirigenti scolastici e docenti che non si ribellano? Forse hanno ambedue gli occhi chiusi e sono distratti. Oppure è molto più semplice: ipocrisia sciolta e a pacchetti.

PENSIERINO – Chi sa perché nel governo si pensare di tassare le merendine, ma non il commercio elettronico, che fa miliardi e rovina il commercio tradizionale, ma le tasse certo non le paga quanto dovrebbe. I cervelloni ministeriali lo sanno ma fingono di non saperlo.



24 Settembre 2019

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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