Dieci anni senza Duomo, silenzi da ogni parte
Il rimprovero dei vescovi abruzzesi, per bocca di mons. Forte, sui dieci anni a L’Aquila senza il Duomo è sicuramente giusto e sacrosanto (più di così …) . Le macerie ormai vetuste e dolorose del Duomo, nel cuore della città, non parlano, ma urlano, insieme con quelle di altri emblemi e simboli di un a comunità non strappata, ma fatta a pezzi.
Quello che offende è il silenzio indifferente e spesso connivente di istituzioni, politica, associazioni di fedeli, intellettuali, cultura, cittadini. Silenzio greve, infetto, come per altre chiese, una per tutte Santa Maria Paganica. Dieci anni sono un tempo lunghissimo, infinito se si tratta della cattedrale di una città che sostiene di essere fedele e cattolica. Città delle 99 chiese? Forse erano troppe, o forse immeritate.
Colpe e vergogne a palate, quindi, e giusta rampogna di mons. Forte a nome dei vescovi.
Ma sono sicuri i vescovi, in coscienza, che una parte consistente del rimbotto non tocchi anche alla Chiesa, alla Curia, alle tonache degli ultimi 10 anni? Responsabilità e inquietanti silenzi sono soltanto una macchia laica?
Pretendano ora i vescovi da chi ne è responsabile (a saperlo …) impegni, date, scadenze, costi, luce sugli appalti, iniziative. Si diano una mossa tutti.
PENSIERINO – A parte il caso unico di San Bernardino, a L’Aquila solo Collemaggio è davvero risorta in tempi corretti e con conti chiari. Per forza: non c’entravano nulla politica e preti. Ha pagato l’ENI tenendosi ben lontano da tutti.
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