Lettera aperta a mons. Molinari
L’Aquila – Scrive Franco Taccia all’arcivescovo Molinari: “Sulla pagina di oggi del Messaggero leggo le Sue esternazioni in materia di campagna elettorale e popolo delle carriole. Temo di non condividerne sia i contenuti sia la forma.
Ella afferma che la Chiesa ha il diritto di parlare quando c’è di mezzo l’aborto. Verissimo, peccato che ha anche l’obbligo di farlo quando nella Chiesa stessa ci sono comportamenti altrettanto gravi, sui quali da anni regna il silenzio, solo raramente squarciato e non per intervento ecclesiastico.
Ha l’obbligo di parlare anche quando ci sono prove evidenti di collusione di politici con mafia, camorra, criminalità ; quegli stessi politici ai quali troppo facilmente si elargiscono benedizioni o che talvolta vengono addirittura additati quale esempio di santita’ spinta fino al martirio. In ultimo la “frecciata” al popolo delle carriole. Vedo nel Suo intervento l’insinuazione di un sospetto e cioe’ che gli Aquilani siano incapaci di agire secondo coscienza seguendo il proprio libero arbitrio.
Vorrei capire un po meglio se il popolo delle carriole è fatto da tutti aquilani, Lei afferma.
Ecco, da un pastore di anime mi sarei aspettato un animo piu’ disponibile e parole che non fossero la replica di quelle che Berlusconi e compagni ripetono da giorni, parlando degli Aquilani come ingrati (ma di cosa?) e strumentalizzati, ad eccezione di quelli che avendono ricevuto un alloggio, costruito con i soldi dei contribuenti, dormono con la foto del Presidente sul comodino (vogliamo far santo anche lui?)”.
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