BENVENUTO PRESIDENTE, MA SOLO LEI
L’Aquila – Il presidente Mattarella non sorride mai. Erta così quando divenne capo dello Stato, oggi lo è sicuramente in modo più convinto. Anche se nessuno può pensare di entrare nei suoi ragionamenti di galantuomo di vecchio stampo, nella vita provato da terribili tragedie.
I cittadini gli danno il benvenuto a L’Aquila per l’apertura dell’anno scolastico. Che avviene in una città senza scuole dopo dieci anni dalla devastazione. Se non ci fossero le baracche del governo Berlusconi in funzione da dieci anni, L’Aquila non avrebbe neppure più studenti. Questa è l’amara verità che sicuramente il presidente non ignora. Cambiare leggi, storture, burocrazia, regole e mostruosità varie – incluse molte teste – non sta al capo dello Stato. Sta ai partiti, ai governi, ai dirigenti d’oro dei ministeri, ai poteri locali, ai pensatori e ai tuttologi che sanno tutto in tv e non producono che danni.
Mattarella viene, per l’ottava volta, in Abruzzo per darci fiducia, ma il suo è compito molto difficile. Noi di fiducia non ne vogliamo più sentir parlare, vorremmo impegni precisi e fatti. Vorremmo che Mattarella fosse solo, domani, sul palco, perché nessuno dovrebbe stargli vicino. Solo la gente, e in questo caso la gente della scuola. Per poi tornarsene nelle baracche che sono le scuole aquilane. E meno male che reggono, ancora in piedi.
Non se l’abbia a male, presidente. Rispettiamo i suoi capelli bianchi, il suo passato, il suo presente. Il suo ruolo. Ma nessuno può chiedere più di tanto alla popolazione che ha subito il terremoto e ancora lo subisce come se fosse arrivato poco tempo fa. Tra troppe chiacchiere politiche ormai indigeribili.
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