“L’Aquila, cultura e regime”
L’Aquila – Scrive Articolo Uno: “Deve essere molto nervoso il Sindaco Biondi. Questo suo aspetto caratteriale, palesatosi già in diverse occasioni, se fosse sostanziato da buone pratiche amministrative per la comunità che dovrebbe rappresentare nella sua interezza, con il suo ruolo, farebbe tenerezza. Purtroppo invece fa rabbia, perché si esplica in vacuità e assenza di amministrazione politica cittadina e ribadisce, come unica caratteristica e senza alcuna discrezione, la sua appartenenza ad una politica fortemente di destra, persino in odore di illegalità costituzionale. L’ultimo esempio è recentissimo: l’ingerenza, mascherata da volontà di confronto sul programma del “Festival degli incontri”, che si svolgerà all’Aquila.
L’evento culturale, stabilito dal MiBAc e per volontà del Ministero gestito dall’Isa, è finanziato con una bella somma gestita dal Comune dell’Aquila. La casa di tutti i cittadini. La casa dove ospiti sgraditi al Sindaco, ai suoi sodali e ai suoi capi romani, non possono entrare. Pena la mancata erogazione dei danari. Ad innervosire il Sindaco sono Roberto Saviano e Zerocalcare.
Nel 1931, l’allora Ministro dell’Istruzione, chiese ed ottenne che tutti i docenti universitari italiani prestassero giuramento di fedeltà al regime fascista per regio decreto, pena la perdita della cattedra di insegnamento. Certamente le condizioni in cui si verificò tale vergogna erano storicamente differenti, diverso era il contesto politico. Ma l’atteggiamento culturale resta lo stesso. I regimi hanno paura del confronto, l’ostacolo da abbattere era e resta il livello culturale e critico di un paese, il controllo passa meglio e meglio si adagia su teste irregimentate e poco pensanti. Berlusconi e Salvini ne sono esempi recenti. E il nostro Sindaco, figlio fiero di quella scuola, adotta lo stesso modello. Saviano e Zerocalcare (!) sono di sinistra (!!), non sono amati a Roma, non li ama quindi neppure lui.
Peccato che la direzione artistica del Festival, cui va il nostro appoggio, a differenza dei docenti universitari del 1931, per fortuna rivendica chiaramente e fermamente l’autonomia della cultura sulla politica, e quindi la libertà di scelta, impoverendo il ricatto del primo cittadino.
Anche se sarebbe divertente avere in quell’occasione un pubblico confronto, magari fra Saviano e Feltri o Meloni e Zerocalcare.
Ci permettiamo di suggerirlo.
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