Carriole, se non ci fossero state…


L’Aquila – Dalla lettrice A.F. (identità a noi nota) riceviamo: “Caro InAbruzzo, da cattolica e da ex democristiana convinta vorrei capire alcune cose che non mi sono chiare: come la pensa la chiesa aquilana sul popolo delle carriole? Il vescovo ausiliare va a spalare in tonaca, le monache Clarisse dichiarano ieri che avrebbero voluto esserci anche loro a rimuovere macerie. Oggi il vescovo Molinari sui giornali esprime dubbi sul popolo delle carriole, chiedendosi: siamo sicuri che dietro non ci sia nessun politico? La chiesa non ha quindi una posizione chiara e univoca sul fenomeno, e questo stupisce il popolo aquilano cattolico e osservante. Ancora di più mi sento confusa, se penso, come quasi tutti pensano, che le migliaia di aquilani con pala e carriola sono arrivati ben prima delle rombanti ruspe oggi al lavoro e degli annunci di interventi per la rimozione delle macerie. Diciamo pure senza sbagliarci che se non ci fosse stato l’urlo generoso del popolo delle carriole, le macerie sarebbero ancora tutte dove si trovavano fino a quattro domeniche fa. Quelle persone hanno agitato le acque stagnanti, hanno alzato la voce e costretto tutti a muoversi, dopo 11 mesi di paralisi e chi promesse. La verità è che qualcuno con le macerie e il loro trasporto contava di fare affari. Avete sentito cosa ha detto ieri per telefono Berlusconi a Cialente? Dovevano essere imprese locali ad occuparsi del lavoro, che però in 11 mesi non è cominciato, o meglio è cominciato solo dopo che la gente ha inscenato la manifestazione ed ha cominciato a impugnare la pala”.
(Ndr) – Siamo d’accordo sul valore sociale delle iniziative del popolo delle carriole. E lo abbiamo scritto più volte, perchè scripta manent. Prima delle carriole, cosa c’era che freneva e ritardava? Probabilmente confusione e incapacità, ma forse anche voglia di lucro. E’ un legittimo sospetto. Quanto all’inerzia come insegna abituale del Comune dell’Aquila, bastano due esempi: la bretella di Pile ancora chiusa al traffico e i lavori per il ponte di Onna ancora non cominciati dopo 11 mesi. Come la pensa la chiesa? Impenetrabile, spesso in contraddizione con se stessa, sospettosa e qualche volta anche confusa. Dov’è finito il suo progetto di ricostruzione della città? Fu il primo, ed è stato anche il primo a sparire dalla ribalta. (Nella foto la nuova residenza del vescovo a Coppito)


25 Marzo 2010

Categoria : Dai Lettori
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