Accademia: per i sindacati è sfacelo
L’Aquila – UGL e CGIL scendono pesantemente in campo in difesa dei 14 dipendenti dell’Accademia dell’Immagine, sicuramente fiore all’occhiello della cultura aquilana e gloriosa istituzione, ma anche sfacelo sul piano gestionale ed economico. Da tempo il bubbone covava, ora è scoppiato, e non era difficile prevederlo. Di ottimi motivi perchè ciò accadesse prima o poi ce n’era a bizzeffe. Secondo un documento sindacale da 8 mesi nessuno prende lo stipendio, non vengono versati contributi e non si avrebbero notizie del trattamento fine rapporto, il TFR, di cui altri avrebbero fruito nel 2007. Forse in vista del peggio che incombeva. Il dettaglio è nel documento, ma è stato coperto con segni di pennarello.
Ecco la situazione secondo i sindacati. La crisi è datata, si sono avuti incontri e trattative, ma nessuna soluzione concreta. Tutti gli 80 docenti a contratto di collaborazione attendono le loro spettanze da tre anni. Possibile che anche i contrattisti vip siano stati trattati in questo modo? Il consiglio di amministrazione, viene notato, ha finito sempre con il respingere ogni ipotesi di accordo. Ecco i conti secondo i sindacati. 650.000 euro l’anno entrano in Accademia (spesso con vistosi ritardi, tuttavia) da risorse pubbliche, rette studentesche, incassi del Cinema Massimo (per il quale non viene pagato però il fitto). 300.000 euro basterebbero per pagare i dipendenti. Sembra che vi siano anche debiti accumulati per 1,8 milione di euro. Il mutuo per l’immobile di Collemaggio, infine, lo paga la Regione. E allora?
I sindacalisti Piero Peretti (UGL) e Cinzia Angrilli (CGIL) hanno proclamato lo stato di agitazione del personale, ricordando che l’Accademia deve vivere e continuare a rappresentare un’eccellenza per la città , ma anche un posto di lavoro per i dipendenti e i collaboratori. Non c’è chi non sia d’accordo con loro. Nessuno tocchi l’Accademia, che – stando ai conti del sindacato – ha di che vivere, ma non vive. Esiste e basta. Qualcuno studi e attui dei rimedi, perchè la città non saprebbe perdonare la perdita di un’istituzione tanto rilevante per ingiustificabili errori gestionali. Che, come sempre, fanno capo alla politica e a non ad altri. Siamo pronti ad ospitare l’altra campana, come si suol dire. Suonerà ?
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