“Tanta energia, e nessun miracolo: bisogna solo eliminare le perdite del generatore”


S.Salvo – Da Nicolino Raimondi, SS 16 – 282 – Le nereidi F1/10, San Salvo, tel. 0873803087, cell 3493879432, e-mail: zara.elisa@libero.it, riceviamo questa esposizione scientifica frutto dei suoi studi e delle sue ricerche da dilettante geniale. Niente di miracoloso o fantastico, solo un’ipotesi messa in atto – secondo Raimondi – in un prototipo che chiunque può vedere e verificare. Raimondi, molisano di origine, afferma “di essere sempre stato perseguitato dal magnetismo, da piccolo”. “Ho lavorato tutta la vita – dice – se avevo in mano una calamita, prendevo un mal di testa”. Ma ecco il suo articolo, che riproduciamo integralmente:
“Nei mei sogni c’era sempre un mondo primitivo da superare. Un incubo che sparì quando, nel 1972, ebbi l’intenzione di realizzare qualche suggerimento del subconscio. Con, in mente, una pagina di Mommsen, una pagina di Marx e l’equazione di Einstein, cominciai a giocare con le calamite e l’elettricità. Dieci anni dopo avevo l’ennesimo preprototipo di generatore. Più o meno quello che si può vedere adesso. Ora, provato, col mio congegno, la validità del principio della generazione d’energia (sempre se ho ragione), cerco di provarne l’applicazione pratica. Ma non mi è facile far funzionare alla perfezione quattro gruppi di otto contatti elettrici ciascuno. Non ho mezzi a disposizione nè una formazione adeguata.
Il congegno che si vede in fotografia, può dimostrare che tutto si svolge, prima com’è, e poi come se così fosse:
Una ruota idraulica, di una centrale idroelettrica, ci dà una potenza energetica, dopo la spinta iniziale, che è una minima parte, solo complementare, (prima grande perdita) del suo potenziale d’energia. Poi noi attingiamo energia a metà percorso invece che alla fine (seconda grande perdita) di una retta parallela al diametro verticale della ruota, con, in definitiva, due reali perdite d’energia. (Con me dovremmo catturare tutta quest’energia in perdita. Questo lo dico casomai quanto segue non si capisse).

1) la prima perdita è sulla spinta, in discesa, dell’acqua, perchè, assorbita la spinta iniziale, le altre sono solo complementari alla velocità massima ottenibile. Il resto, in quantità molto maggiore, è perso.
2) La seconda perdita è che noi attingiamo energia a metà percorso d’una retta parallela al diametro verticale della ruota, perdendo, così, la spinta massima che è sul punto finale della caduta (spinta moltiplicata per il quadrato del percorso, dalla metà al punto finale).
Uno statore ha due funzioni. La prima è meccanica: punto d’appoggio fisso che consente la spinta accelerativa. La seconda è la funzione elettrotecnica la cui forza consente di emettere un’accelerazione che spinge l’indotto (il rotore) a ruotare.
Il mio congegno trasforma parzialmente la prima funzione dello statore, quella del punto d’appoggio fisso, ridandocela come punto d’appoggio mobile, ai limiti del possibile. E poi situa la funzione elettrotecnica, quella di spingere, di accelerare, intieramente nel rotore. Non più un’azione rotatoria dipendente dall’esterno ma, un’autonomia di spinta, un’autoaccelerazione, con aumento esponenziale della velocità (una spinta dentro l’altra, sempre più dentro l’altra, sempre con la stessa intensità accumulativa invece che complementare (vedi 1)).
Con un aumento progressivo della velocità (domanda d’energia), attualmente abbiamo una crescita esponenziale di consumo, tra statore e rotore, e un rendimento, al rotore-dinamo, a crescita addizionale (aritmetica):
Con me si avrebbe, e il principio è dimostrabile col mio congegno, un’inversione dei ruoli: consumo a crescita addizionale e rendimento a crescita esponenziale.
Io non pretendo creare nulla ma propongo di catturare un’energia che ora perdiamo a che è superiore a quella che prendiamo attualmente, e che paghiamo comunque. Con me noi disponiamo sempre degli stessi mezzi, un po’ modificati, ed abbiamo in più, molto in più, sempre con lo stesso consumo, una quantità enorme d’energia, pulita e gratuita, tale da non aver più bisogno del petrolio, tale da eliminare l’inquinamento planetario, tale da far lavorare l’industria, tale da far circolare le automobili, tale da farci guardare verso il futuro, ancora per qualche decennio, con il sorriso e tanta fiducia, fine a che, naturalmente, l’uomo non distruggerà anche questo vantaggio….. Ma questa sarà un’altra storia”.
(Nelle foto Nicolino Raimondi e il suo generatore ad alta prestazione energetica)


24 Marzo 2010

Categoria : Scienze
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