Lettera aperta a papa Benedetto XVI
L’Aquila – Da “un povero credente aquilano, giornalista indipendente”, Emidio Di Carlo, viene inviata a papa Benedetto XVI la seguente lettera aperta: “L’approssimarsi del “Giubileo Aquilano” di fine agosto vuole essere, con questa lettera aperta” l’inizio di un pentimento che spero di poter completare varcando quella Porta Santa nella Basilica di Collemaggio che Papa Celestino V ha lasciato quale patrimonio spirituale e di pace alle future generazioni.
Da anni, viaggiando per le regioni italiane ed in quelle di Francia, acquisendo notizie veritiere su Celestino V ed il suo Ordine monastico, in biblioteche, monasteri e chiese spesso dimenticate, facendo il “revisore di bozze” per i dieci libri (tutti rispettosi delle fonti storiche) pubblicati dal Circolo Culturale “SpazioArte” di L’Aquila, alcune realtà mi ristano impresse: la figura di un frate eremita il cui “credo” portava ad infliggersi le più tremende penitenze quotidiane senza per questo rinunciare a sfidare i grandi elettori del tempo nel Governo della Chiesa che pure lo elessero Papa, in L’Aquila, nella Basilica di Collemaggio; l’immagine di un Papa “rivoluzionario” attento alle esigenze della “povera gente”, dispendioso di miracoli alla bisogna, ansioso di poter tornare negli eremi abruzzesi e molisani, anche quando il mandato “Divino” lo volle alla soglia di Pietro per 161 giorni.
Con l’attenzione su quanto resta nel capoluogo d’Abruzzo dopo il sisma del 6 aprile 2009, voglio appena ricordare la “Scuola De Amicis” che S. Giovanni da Capestrano volle quale Ospedale; l’altro gioiello artistico, la Basilica di S. Bernardino, andata in parte distrutta. In tempi più visini, gli anni Cinquanta, allorché nelle interminabili processioni, lungo le strade del capoluogo d’Abruzzo, sfilavano religiosi e confraternite, testimoniando una “fede” peraltro sottolineata dalle tante chiese (altro che “99” se si contano le cappelle nei numerosi palazzi del Settecento). E, nelle processioni, un fraticello, con la tonaca vecchia e logorata, con sandali e piedi nudi incuranti del freddo e della pioggia battente (sempre ha accompagnato la Processione del Venerdì Santo), senza l’ombrello, andando avanti e indietro, recitando il rosario ad alta voce. Dov’è oggi quel fraticello che tanto aveva in comune con l’eremita del Morrone, quel P. Casimiro, della famiglia dei “Minori”, che nel Convento di S. Bernardino trascorreva il tempo tra le funzioni religiose e la raccolta di aiuti da inviare alle bisognose missioni dei confratelli in Africa e nell’America Latina in particolare?
Purtroppo, da molti anni, anche il “Giubileo” aquilano sancito con la Bolla da Celestino V è stato oscurato. La Basilica di Collemaggio, con l’organizzazione sempre più laica e festaiola della “Perdonanza” è diventata luogo e occasione di festa, con speculazioni storico-politico-amministrative. Dopo il 6 aprile 2009, la Protezione Civile è intervenuta con la messa in sicurezza delle chiese e le coperture necessarie per consentire, in alcune, le funzioni religiose, sia pure sotto vigile controllo. A distanza di un anno l’interesse intorno allo storico monumento di Collemaggio evolve ma in altra direzione, con altro scopo e immagine, in altra località, a Piazza d’Armi. Il complesso del “Colle di Maggio” e della Basilica di S. Bernardino, vengono lasciate alla loro sorte futura. Vengono messi in campo 2.287.832,70 euro (da parte di quale ente?) per “costruire dei moduli provvisori per la mensa e per gli alloggi di Celestino, per la Chiesa di San Bernardino e per il Convento”. Al di là della polemica nel Consiglio Comunale sulla necessità ed autorizzazione dei “moduli provvisori”, la spesa appare anche sproporzionata per un’”esigenza” e una comunità che potevano trovare altra e più modesta soluzione. La nuova sfarzosa “mensa di Celestino”, a suo tempo ideata per dare un “pane” ai poveri del capoluogo d’Abruzzo, non appare più il “fiore all’occhiello”, mentre la città resta veramente immobile e disastrata senza via d’uscita politico-amministrativa. La gestione diretta dalla “Protezione Civile”,dalla “Caritas”, da altre organizzazioni umanitarie giunte a L’Aquila in soccorso dei terremotati, hanno dimostrato di saper fare di più e con tempestività, senza aver bisogno di quella politica nostrana che purtroppo occupa le stanze del Palazzo imponendo interventi successivi spreconi e inaccettabili.
Salvo che non si sia voluto dare un riscontro ancor più veritiero alla politica cittadina manifestata nel cartello sulla Via che costeggia il nuovo complesso; esso recita: “Via dello smog”.
Santità, torni a L’Aquila, venga a vedere la nuova costruzione sorge in “Via dello smog” recita un cartello; è una vera “meraviglia” e non solo perché realizzata da una solerte impresa di Bulgarograsso (Como) che ha eguale denominazione. Il complesso appare realizzato ad arte per soddisfare il progetto e la brama di qualcuno in cerca di gloria nella società dei consumi. Certamente, offrirà comodissime strutture gestionali all’avanguardia; altro che le grotte nelle quali appagava la sua ansia spirituale Celestino V! Ritengo che si è in presenza di uno schiaffo a quei “poveri e tanti cristi” (popolo al quale appartengo) ancora senza la propria casa e costretti nelle “palafitte”, nelle fangopoli, ovvero nei nuovi quartieri dormitori disseminati anche a dodici-quindici chilometri dalla città antica.
Santità, scrivo ho scritto da “peccatore”; anelo di essere “confessato” per varcare, nei vespri tra il 27 e 28 agosto” la Porta Santa, sia pure in una Basilica di Collemaggio ancora puntellata dalla bravura dei nostri Vigili del Fuoco”.
(nella foto Collemaggio ingabbiata)
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