Valle Castellana tenta la soluzione picena


Che un piccolo comune come Valle Castellana tenti di uscire dall’Abruzzo sbattendo la porta, con un referendum, significa che parte della sua popolazione non si trova bene. E’ legittimo puntare a stare meglio cambiando aria, come è logico dubitarne. Non è che in provincia di Ascoli si viva tra rose e fuori… Un paese di montagna ha mille problemi, molti di meno quelli capaci di risolverli.
E’, quindi, più che altro una significativa azione politica che di sicuro ai politici e politicanti teramani non piace. Soprattutto alla Provincia. Ancora meno alla Regione, che resta muta e pare spiazzata. Fresca di poltrona, potrebbe dire che i problemi sono annosi e causati da altri. Non dice neppure questo. Forse riflette. Ma il referendum si avvicina. Una secessione sarebbe la prima in Abruzzo, dopo quella solo urlata dall’Alto Sangro anni fa, poi seppellita nei cassetti.
Una cosa è certa: se uno se ne va, non sta bene e cerca di stare meglio altrove. Una politica meno farraginosa e improduttiva, magari sul concreto di impegni e promesse, potrebbe risolvere? Chi può dirlo? La politica è tanto goffa da essersi guadagnata l’etichetta della inaffidabilità a 360 gradi. E oggi comincia a pagare il conto.

PENSIERINO – Ai maturandi viene chiesto di fare ciò che la scuola oggi davvero non insegna o insegna pochissimo: ragionare, argomentare. Collegare nozioni e idee, prima e dopo, giudicare gli eventi. Sarà davvero una prova ardua. Ma tanto, alla fine tutti promossi lo stesso. La finzione è compiuta, la pantomima è finita anche quest’anno.



24 Giugno 2019

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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