Il popolo delle carriole scrive ai pompieri
L’Aquila - Dal popolo delle carriole riceviamo una lettera aperta ai Vigili del Fuoco: “Fermatevi, per favore, fermatevi. Giovedì 21 c.m. avete cominciato a pulire Piazza Palazzo, di nascosto.
In due giorni avete fatto quello che nessuno ha voluto fare in 11 mesi e noi avevamo cominciato a fare bene da tre settimane, ricostituendo una unità di popolo, dimostrando che si può fare, dimostrando come si lavora, differenziando sul posto, come la legge prevede.
Voi non avete differenziato sul posto:
i funzionari della soprintendenza presenti in massa quel giorno servivano all’ammuina, a rassicurare, come Bertolaso prima della scossa: non ci abbiamo creduto, volevamo controllare, siamo in attesa dei permessi.
Oggi, domenica, abbiamo visto la stessa modalità: di nascosto, pala meccanica su macerie, non su rifiuti, a Piazza della Prefettura, nessuna presenza della soprintendenza, nessuna differenziazione.
Perché tanta fretta, perché non differenziare, perché non avere rispetto per le cose (Legge 1570 del 27 dicembre 1941 “a tutelare la incolumità delle persone e la salvezza delle cose”): non è immondizia , sono macerie di un centro storico.
E’ per noi inspiegabile come il Corpo dei Vigili del Fuoco, che a L’Aquila ha meritato e merita riconoscenza perenne per le tante operazioni di salvamento della vita e delle cose, in situazione di pericolo reale, possa ora prestarsi a strumentalizzazioni tanto da fare la corvè d’emergenza per il governo, ma siamo in Italia, e non ci meravigliamo.
C’è stato un ordine: bloccare la protesta degli scariolanti aquilani.
Non sappiamo da chi, dal Ministro, dal capo del Governo?
A noi non sembra che quello di oggi sia un intervento di pubblico soccorso come previsto dal D.Lg. n. 139 dell’ 8 marzo 2006 che recita:
Sono compresi tra gli interventi tecnici di soccorso pubblico del Corpo nazionale:
l’opera tecnica di soccorso in occasione di incendi, di incontrollati rilasci di energia, di improvviso o minacciante crollo strutturale, di frane, di piene, di alluvioni o di altra pubblica calamità;
l’opera tecnica di contrasto dei rischi derivanti dall’impiego dell’energia nucleare e dall’uso di sostanze batteriologiche, chimiche e radiologiche.
Non c’è “rimozione di macerie”, non c’è alcuna urgenza, non siamo più in situazione di emergenza, checché ne pensi chi a Voi ha dato quell’ordine, ed anche i vostri interventi devono svolgersi con trasparenza, nel rispetto assoluto della legge.
Chiariremo questo aspetto con il Commissario, che , a parole, peraltro sembra d’accordo.
Quello che state trattando non sono rifiuti, ma macerie, cose da tutelare.
Per favore, fermatevi un momento, parliamone!”
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