Ma quanto è difficile farsi votare…
L’Aquila – Eelezioni con forti anomalie, elezioni che per molti galoppini e preparatori del consenso rappresentano prima di tutto uno slittamento di voto di un anno, che ha il suo peso: si doveva infatti votare un anno fa, se il terremoto non ci si fosse messo di traverso. In un anno aggiuntivo si può fare molto bene, oppure secondo l’opposizione, molto male, e dunque il giudizio dell’elettorato può essere differente.
Ma questo lo vedremo solo tra pochi giorni. Vediamo invece subito quanto è difficile farsi votare, e quanto è difficile per i sostenitori addirittura raggiungere gli elettori.
DUE PROBLEMI – I problemi più vistosi, a sentire chi sta dietro lo scenario e lavora per le elezioni in ambedue i fronti contrapposti, sono almeno due: il rischio di astensionismo da parte dei 5-6.000 ancora dislocati sulla costa, e raggiungere le persone per parlarci e chiedere loro il voto.
ASTENSIONISMO – Per combatterlo, si è inventato il votobus. Cioè un mezzo che porterà a L’Aquila a votare chi vive sulla costa. Un mezzo allestito dagli interessati, quindi non pubblico, non dell’Arpa. Il governo ha rifiutato il consenso a istituire seggi sulla costa, che avrebbero sicuramente reso meno complicato il problema. Ma il timore che L’Aquila paghi un forte prezzo in astensionismo rimane. Problema che riguarderebbe solo L’Aquila e i suoi dintorni, in pratica il cratere, non il resto della Provincia.
ELETTORE DOVE SEI? – Il secondo problema è raggiungere fisicamente gli elettori. Migliaia di persone abitano altrove rispetto a “prima”. I telefoni fissi di costoro non sono più utilizzabili. Serve solo il cellulare, ma non esiste un elenco degli utenti dei cellulari. Quindi il galoppino, il sostenitore del candidato, dove trova le persone alle quali chiedere il voto? “Una fatica enorme – ci confida uno di costoro che lavora per il centrodestra – perdo giornate intere alla ricerca delle persone, devo fare decine di telefonate per tentare di farmi dare i cellulari dei conoscenti, e me li danno spesso anche sbagliati”.
Quanto è difficile farsi votare. Quanta inventiva ci vuole per destare l’interesse di persone che spesso sono defecate, stanche, psicologicamente crollate. Quanto è arduo far cambiare idea a chi risponde: “Vattene, perché io non voto…”.
L’atteggiamento più deprimente, la deriva rinunciataria annunciata come una punizione ai politici. C’è chi è convinto che non votando impedirà l’elezione, o qualcosa del genere, e contribuirà a lasciare vuote le poltrone del comando. Quando spieghi loro che non votando, lascerà campo libero alle scelte degli altri, restano perplessi.
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