Come esce l’Abruzzo dalle urne?
Prima di tutto, con un sospiro di sollievo. Parte dei mass media, specie quelli televisivi, hanno infatti letteralmente tritato i tesori di famiglia dei cittadini – donne simbolicamente incluse – con due mesi di spazi dedicati alla politica, che hanno profondamente annoiato. E indotto, più di sempre, la gente a tenersi lontana anche dal voto.
Ma adesso è finita, e si spera fervidamente che non si debba ricominciare se cade il governo. Sotto questo aspetto, lunga vita al governo…
Com’è l’Abruzzo spuntato dalle urne? Più di destra, con qualche palpito di vitalità del PD, e molto meno grillino. Anche se da queste parti i cinquestelle hanno tenuto la bocca fuori dall’acqua. Un assestamento potente, omogeneo con il Centro-Nord italiano.
Detto che le due città maggiori sono in mano al centrodestra, insieme con una sfilza di altre città importanti (come Avezzano), e che addirittura L’Aquila è meloniana da tempo, c’è un elemento di vera novità: l’Abruzzo è frontiera leghista. Subito dopo comincia l’Italia ancora alquanto grillina. Noi qui abbiamo decretato che sua maestà sia Salvini, insomma siamo Centro Nord nel Mezzogiorno.
Che tristezza ricordare che una volta, ai tempi di Gaspari e Natali, eravamo Centro Nord del Mezzogiorno per reddito, occupazione, benessere economico. Sic transit gloria mundi. O, se volete, a ognuno il suo.
PENSIERINO – A Milano incolpando il maltempo hanno venduto ciliegie a 20 euro al kilo. E chi sa quante altre ne vedremo, se continua a piovere. Il consiglio? Sempre uguale: non comprate. Delle ciliegie faremo a meno: tanto, si trovano per così poco tempo. Vediamo se i ladroni possono fare a meno di noi compratori in sciopero.
Non c'è ancora nessun commento.