«Due dettagli nella Cattedrale aquilana – Un auspicio»
L’Aquila – Scrive Mauro Rosati, Archeoclub L’Aquila. ” Apprendiamo dalla stampa le dichiarazioni del Segretario Regionale MiBAC per l’Abruzzo, arch. Stefano D’Amico, sull’iter del progetto per la ricostruzione della Cattedrale dell’Aquila che procede di ulteriori passi verso l’approvazione.
Da semplici cittadini non conosciamo ancora quello che sarà il progetto approvato, tuttavia vogliamo rinnovare un nostro auspicio in merito ad alcuni dettagli nella ricostruzione della nostra Cattedrale, come già fatto in due miei articoli degli scorsi anni.
Ci riferiamo in particolare a due dettagli dal forte significato devozionale e storico:
- l’altare dei Milanesi;
- l’invocazione a San Massimo che circonda tutta la Cattedrale nella fascia tra i pilastri e le volte.
L’altare dei Milanesi, sulla sinistra per chi entra dalla navata nel transetto, è andato in gran parte distrutto a causa del crollo proprio di quel lato: la speranza in questo caso è che esso venga ricostruito, in qualche modo, a ricordo dell’importanza della comunità milanese, così fortemente presente nella storia della nostra città e gradualmente integratasi con la popolazione aquilana. Come ricordavo in un mio articolo su stampa del gennaio 2015 (L’altare della nazione milanese nella Cattedrale aquilana), fu proprio la comunità milanese in città a far realizzare nel 1827 l’altare, il quale ospitava le spoglie di San Vittorino martire, recuperate integre dopo il sisma del 2009 e ora custodite nella vicina basilica di San Giuseppe Artigiano, e una tela di Teofilo Patini andata invece interamente distrutta a causa del crollo del 2009 e delle intemperie successive. In basso, inoltre, era raffigurata a rilievo la biscia, emblema dei Visconti e poi dello stesso Stato milanese.
L’altare potrebbe essere riproposto grazie a una collaborazione tra l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila e la milanese Accademia di Belle Arti di Brera. Inoltre, il dipinto andato distrutto, raffigurante San Carlo Borromeo tra gli appestati, potrebbe essere sostituito da un nuovo dipinto, contemporaneo, con lo stesso soggetto, magari sempre ad opera delle due Accademie, aquilana e milanese.
L’altro auspicio è la ricostruzione della parte mancante dell’invocazione a San Massimo che, per intero, recita così:
“LEVITA CHRISTI MAXIME, VESTINAE GENTIS FORTISSIME TVTOR, FIDEI NOSTRAE DECVS ET AVSPEX; PERPETVVM ESTO AQUILANAE CIVITATI PRAESIDIVM. APERI OCULOS TVOS SVPER DOMVM ISTAM, DIE AC NOCTE SVPER LOCVM IN QVO POLLICITVS ES VT INVOCARETVR NOMEN TVVM, ET EXAVDI PRECES POPULI ISRAEL. QVICVMQVE ORAVERIT IN LOCO ISTO EXAVDI DE COELO ET PROPITIARE. ANNO DOMINI MDCCCLXXXIII”.
Ne avevo già pubblicato il testo in un mio articolo sulla stampa del luglio 2017 (La ‘fabbrica’ della Cattedrale aquilana).
Datata 1883, l’invocazione contiene la dedica del tempio a San Massimo e un appello al Santo affinché vegli sulla chiesa e, intercedendo, esaudisca le invocazioni di chiunque entri a pregare in questo luogo.
L’ invocazione è integralmente riportata in una guida-album di Aquila del 1908-1909 e quindi può essere ripristinata per intero.
Come i miei precedenti articoli, anche questi due auspici vogliono essere un piccolo contributo all’importantissima opera di ricostruzione della Cattedrale, la madre di tutte le chiese della nostra Arcidiocesi, monumento religioso e civile.
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