Squadra mobile: droga, misure cautelari per 9 persone a L’Aquila
L’Aquila – (F.C.). La squadra mobile dell’Aquila sta eseguendo nel capoluogo 9 misure cautelari personali, in carcere e agli arresti domiciliari, emesse dalla locale procura nei confronti di cittadini italiani e stranieri, indagati per associazione a delinquere finalizzata all’illecito traffico di sostanze stupefacenti. I particolari dell’operazione ‘fare centro’ saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terra’ alle 11.30 presso la sala riunioni della questura. Gli arrestati in carcere sono R.K. , 32 anni albanese, il capo della banda, e M.M. 46 anni, aquilano, agli arresti domiciliari sono andati S.O. 28 anni R.S. 25 anni, e H.E. 40 anni, tutti e tre cittadini albanesi, S.D. 30 anni romena, S.T. 50 anni macedone. Sono ricercati un 27enne romeno, e un 32 enne albanese, di cui il primo destinatario della custodia cautelare in carcere, il secondo di quella degli arresti domiciliari. “Questa operazione – ha detto il dirigente della squadra mobile della questura dell’Aquila, Marco Mastrangelo – ha inferto un duro colpo ad un fiorente mercato di cocaina gestito da una vera e propria organizzazione, capeggiata da un albanese, che si riforniva di cocaina nel Lazio e poi la vendeva al dettaglio. Gli arresti di questa mattina sono l’esito di un’indagine avviata nell’estate del 2017, e che ha gia’ portato ad arresti, scattata dopo aver osservato anomali movimenti in un appartamento”. Secondo quanto accertato dagli investigatori, il giro di droga in cui a richiederla figurano anche minorenni, era di 300 grammi ogni dieci giorni. Le immagini delle telecamere nascoste all’esterno ed interno dell’edificio nel centro storico della citta’ hanno immortalato gli arrestati ed i consumatori nella vendita di cocaina, spesso anche consumata all’interno dello stesso edificio, al fine di eludere eventuali controlli delle forze dell’ordine. La sostanza stupefacente acquistata a Roma veniva poi confezionata sempre dagli appartenenti il sodalizio criminale all’interno delle mura domestiche. Il posizionamento dell’appartamento a piano terra permetteva agli acquirenti di ricevere le dosi di droga dalla finestra.
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