L’anèddoto dell’armiere sciocco
(di Giampaolo Ceci) – Bisogna fare le esercitazioni di tiro. C’è fermento nelle giovani reclute. Per la prima volta dopo tante ore di marcia si prende in mano un fucile. Tutti in fila davanti all’armeria. Firma qui! Dice l’armiere con voce ferma, mostrando col dito un libro dove sono riportate nelle apposite colonne il tipo e la matricola dell’arma consegnata, il nome del soldato a cui viene data in dotazione e l’ora della consegna.
Bisogna registrare tutto per verificare se poi vengono riconsegnate tutte le armi e se ogni militare restituisce proprio quella che gli è stata consegnata. L’estensore della procedura ha previsto tutto anche l’ipotesi che in caso di furto o smarrimento qualcuno possa prendere l’arma che gli è stata sottratta rubandola ad un suo commilitone. Insomma il sistema è ben studiato per evitare furti o ammanchi o risalire ai responsabili.
Per le munizioni invece la procedura è diversa. Tutte sul camion sotto sentinella, dopo che il capitano ha formato la presa in consegna naturalmente. Si consegneranno sul campo di tiro per evitare che qualcuno senza addestramento possa fare qualche sciocchezza. Il capitano non può mica vigilare su tutti!
Nel campo di tiro le cassette di munizioni vengono divise tra i vari plotoni. L’armiere di turno fa firmare ai vari comandanti la presa in consegna del numero dei caricatori per evitare che ne prenda più di quelli stabiliti.
Firma qui e fai attenzione che vengano sparati tutti i colpi! Hai capito? guarda che sei tu il responsabile se succede qualche cosa! Alla parola responsabile un nodo prende alla gola il preposto che in cuor suo giura che farà la massima attenzione perché si “gioca” la prossima licenza.
Insomma procedure precise ed inderogabili, pensate per evitare incidenti o ammanchi.
La truppa e l’armiere imparano le regole fino a che queste non diventano usuali, quasi un’abitudine che lentamente però fa dimenticare le ragioni della loro istituzione.
Il tempo di pace finisce e si va in guerra! Il battaglione va in perlustrazione.
I soldati hanno tutti le loro armi e i caricatori pieni nella misura prevista dal regolamento.
Uno sparo, un grido, il capitano viene colpito. Un’imboscata. Chi poteva prevederla?
Il battaglione si comporta bene, si risponde al fuoco nemico cercando di individuarne la fonte.
Ad uno ad uno però i fucili tacciono e iniziano urla perentorie: ”Munizioni”!
L’armiere sciocco, sdraiato a fianco delle cassette piene di caricatori però non si muove e non vuole sentire ragioni. Senza la firma del capitano sul registro io non dò niente a nessuno! Così dice il regolamento.
Ma il capitano è morto, cretino: dacci le munizioni che qui finisce male per tutti.
L’armiere sciocco è irremovibile. Io ho la responsabilità e quindi non consegno niente senza la firma del capitano, e se poi c’è qualche ammanco? Le abitudini di anni di addestramento gli hanno offuscato la ragione.
Sotto il fuoco dei nemici e le urla dei suoi compagno che gli chiedono le munizioni continua a ripetere:“senza la firma del capitano non posso dare nulla, possibile che non lo capiate una cosa così evidente?”
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