Sciopero costruzioni, 600 dall’Abruzzo a Roma


Pescara – Protesta promossa da FENEALUIL FILCACISL FILLEACGIL. I segretari abruzzesi lanciano l’allarme: “Nella nostra regione il settore è in ginocchio e gli investimenti fermi al palo. Serve una svolta”
Pescara, 8 marzo 2019 – Ci saranno oltre seicento lavoratori abruzzesi alla grande manifestazione nazionale in programma venerdì 15 marzo prossimo a Roma, in occasione dello sciopero generale del settore delle costruzioni indetto da FENEALUIL, FILCACISL e FILLEACGIL. Una giornata di protesta che coinvolgerà tutti i settori che compongono il comparto – edilizia, cemento, legno, lapidei e laterizi e manufatti – messo duramente alla prova negli ultimi anni, e ad oggi di fatto ignorato dalle politiche economiche del governo.
La manifestazione si svolgerà a partire dalle 9.30 in Piazza del Popolo a Roma, dove affluiranno i partecipanti da tutta Italia: i lavoratori abruzzesi partiranno con dieci pullman da tutte le zone di una regione che vede proprio nelle costruzioni un settore in ginocchio. “Tutto questo – dicono Giovanni Panza, Lucio Girinelli e Silvio Amicucci rispettivamente segretari regionali di FENEALUIL FILCACISL FILLEACGIL – mentre più di 20 miliardi di euro tardano ad essere cantierizzati. Ricostruzioni post sisma 2009 e 2016/17, Masterplan e Fondi Europei, messa in sicurezza dei tracciati autostradali abruzzesi, scuole sicure e periferie delle città da riqualificare, dissesti idrogeologici, progetto borghi, infrastrutture, lavori Anas e strade, manutenzione del territorio e Beni culturali: in Abruzzo vi è tanto di quel lavoro edile da generare, per le sue caratteristiche anticicliche, un altro grande lungo periodo di sviluppo, addirittura superiore a quello che si è vissuto a seguito della realizzazione delle autostrade A14, A24 e A25 che ruppero l’isolamento della nostra Regione e che fu il motore dello sviluppo economico dei nostri territori”.
Tutto ciò potrebbe “far uscire definitivamente l’Abruzzo dalla crisi dando risposta a circa 50 mila inoccupati, dopo anni in cui gli investimenti sono stati drasticamente ridimensionati del 32 per cento su un importo complessivo già esiguo. Alcuni esempi: la nostra regione tra strade e ferrovie ha già messo in cascina 6 miliardi di euro sui piani pluriennali, già stanziati 299 milioni per il raddoppio della Pescara-Bari, 141 milioni per il collegamento ferroviario Pescara-Roma. Soldi tutti spendibili, già previsti nel bilancio dello Stato ma la macchina è bloccata perché i lavori non partono. Se a tutto questo si aggiunge che la ricostruzione post sisma del 2009 prosegue a rilento e quella 2016/17 è completamente al palo, ben si comprendono le ragioni di una manifestazione che si preannuncia importante”.
In questi mesi, i sindacati hanno anche presentato una piattaforma unitaria per il rilancio del settore, chiedendo invano al Governo Nazionale di essere ascoltati: “Occorre – spiegano Panza Girinelli e Amicucci – una cabina di regia presso Palazzo Chigi per riaprire velocemente i cantieri con politiche mirate che intervengano con un Fondo nazionale di Garanzia e sblocchino le grandi opere da Nord a Sud. Serve una politica di piani straordinari per la messa in sicurezza di territori, strade, ponti. Dobbiamo qualificare le stazioni appaltanti sempre meno in grado di progettare e di rendere esecutivi i bandi fatti. Occorre un piano per la qualità delle materie prime al servizio di ristrutturazioni, rigenerazione e antisismico, di nuove politiche abitative. Occorre una sistematizzazione degli incentivi per le ristrutturazioni e per il risparmio energetico e il bonus mobili. Serve una politica di tutela e riconversione dell’occupazione, serve qualificare l’impresa attraverso la Patente a Punti e impedire lo sfruttamento dei lavoratori con il Durc per congruità e contrastare il dumping contrattuale con un sistema che premi qualità e sicurezza. Occorre accelerare sugli appalti verdi al fine di premiare chi fa ricerca ed innovazione nei nostri settori. Serve una sburocratizzazione mirata di alcuni passaggi del Codice Appalti senza ridurre le tutele, i diritti e le misure a tutela della legalità e senza tornare alla liberalizzazione dei sub appalti o al massimo ribasso. Servono, in definitiva, vere politiche di sviluppo”.


08 Marzo 2019

Categoria : Economia
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