Zamberletti, lo Stato presente nel terremoto abruzzese del 1984
PAURA, DANNI, TENDOPOLI E SOCCORSI IN ALTO SANGRO, MOLIDSE,, VAL COMINO: LUI C’ERA SEMPRE -
L’Aquila – Lo chiamavano, con enfasi e un po’ di retorica ampiamente giustificabile, l’angelo del terremoto. Energico, schietto, efficiente, arrivava dovunque in elicottero a mettere in piedi anche nel remoto Abruzzo la protezione civile appena riprodotta sul modello di altri paese anche in Italia. Da lui, Giuseppe Zamberletti, morto ieri a 85 anni nella sua Varese.
Gli abruzzesi lo conobbero e lo apprezzarono nel terremoto del 1984, che colpì l’Alto Sangro, il Parco d’Abruzzo, la Val Comino in Ciociaria. Una scossa potente di oltre 5 Richter, con danni, centinaia di edifici lesionati , quindi tendopoli, soccorsi, verifiche su ponti e strade e così via. Tutto il solito apparato al quale oggi siamo abituati, che però allora era all’esordio: Zamberletti lo guidava, lo inventata da luogo a luogo, lo organizzava, lo insegnava alle autorità locali e asnche allo Stato inerte e inefficiente a ogni livello, cominciando dalle prefetture alle quali i sindaci si rivolgevano infuriati e disperati.
Zamberletti, incaricato da Pertini (indimenticato presidente) volava di qua e di là , dava ordini, organiuzzava, superava pietose e melmose burocrazie, dava sostegno ai poveri sindaci che, disperati, se la prendevano con inefficienti prefetti brtancolanti nel buio.
Zamberletti fu un politico e un uomo speciale, di quei pochi chye ogni tanto spuntano dal mare di scartoffie e loschi interessi propri della politica. Aveva, diceva in molti, i suoi difetti, ma funionava. Ha lasciato la protezione civile italiana, che è ritenuta efficiente, anche se negli anni mal gestita e usata. Oggi è un apparato che a grandi linee funziona. Nonostante la politica.
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