Sciagura Rigopiano: domani presente M. Salvini per le celebrazioni dei due anni
Pescara – (F.C.). Domani saranno due anni esatti dalla tragedia avvenuta in Abruzzo, dove poco prima delle 17 una valanga di neve e detriti si stacco’ dal Monte Siella e travolse l’hotel Rigopiano di Farindola. Era il 18 gennaio 2017, un tragico pomeriggio in cui morirono 29 persone sotto una valanga, una massa di neve e ghiaccio del peso di 120.000 tonnellate, che colpi’ il resort di lusso con una violenza pari a 4 mila tir a pieno carico. Domani si svolgeranno le celebrazioni, in ricordo delle 29 vittime, alle quali ha annunciato la partecipazione anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Il vicepremier sara’ a Rigopiano sul luogo dove sorgeva l’albergo e, successivamente, partecipera’ alla messa in memoria delle vittime nella chiesa Madre di San Nicola di Bari, a Farindola. Alle 11 si terra’ invece una fiaccolata dal bivio Mirri tra Rigopiano e Farindola fino alla chiesa del paese, dove sara’ celebrata la messa da monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara, e da don Luca Di Domizio. Quanto alla cronaca di quel maledetto pomeriggio, al momento della valanga l’albergo ospitava 40 persone: 28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 dipendenti, che rimasero isolati ed imprigionati perche’ la strada provinciale dall’hotel al bivio Mirri, lunga 9,3 chilometri, era “impercorribile per ingombro neve – si legge nelle carte dell’inchiesta – di fatto rendendo impossibile a tutti i presenti nell’albergo di allontanarsi dallo stesso, tanto piu’ in quanto allarmati dalle scosse di terremoto del 18 gennaio”. Erano i giorni della grande emergenza neve e mezzo Abruzzo era in ginocchio. La mattina del 18 gennaio si verificarono anche quattro scosse di terremoto, di magnitudo 5.1, con epicentro nell’Aquilano, che fecero tremare tutto il centro Italia. Gli ospiti del resort erano terrorizzati e volevamo andare via. Poche ore prima della tragedia l’amministratore dell’hotel invio’ una mail alle autorita’ per avvisare che “la situazione e’ davvero preoccupante”. Ci furono anche altre richieste d’aiuto: Gabriele D’Angelo, cameriere dell’Hotel Rigopiano, deceduto nel disastro, quella mattina fece delle telefonate per chiedere l’evacuazione del resort. E ancora: la sorella di Roberto Del Rosso, proprietario dell’Hotel, ando’ personalmente in Provincia a chiedere aiuto. Richieste rimaste senza risposta, con gli ospiti dell’albergo bloccati dalla neve e in attesa dalle 15 di quel tragico pomeriggio di uno spazzaneve che non arrivo’ mai.(AGI) (AGI) – Pescara, 17 gen. – Sulle 29 persone morte la Procura di Pescara, che il 26 novembre scorso ha chiuso l’inchiesta su Rigopiano, non ha dubbi: negligenza, imperizia e imprudenza, a tutti i livelli istituzionali, causarono la tragedia. Gli indagati sono 25 e sono accusati, a vario titolo, di disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione di atti d’ufficio, abuso di atti d’ufficio. L’inchiesta del procuratore capo Massimiliano Serpi e del sostituto Andrea Papalia chiama in causa Regione Abruzzo, Prefettura, Provincia di Pescara, Comune di Farindola. Tra gli indagati figurano infatti l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco e alcuni dirigenti della Regione. Sono invece 18 le richieste di archiviazione: si tratta per la maggior parte di politici delle ultime tre giunte regionali coinvolti nel corso delle indagini. Tra questi politici ci sono i tre ex governatori abruzzesi Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi. I familiari delle vittime si sono pero’ opposti alle richieste di archiviazione e l’ultima parola spettera’ al gip. Intanto, la Procura ha aperto un’inchiesta bis su Rigopiano ipotizzando i reati di frode in processo penale e depistaggio a carico di sette persone, che all’epoca dei fatti lavoravano in Prefettura. Tra loro ci sono anche l’ex prefetto Provolo e Daniela Acquaviva, la funzionaria salita alla ribalta delle cronache perche’ nella telefonata del ristoratore Quintino Marcella – che per primo la sera della tragedia lancio’ l’allarme – disse la frase “la madre degli imbecilli e’ sempre incinta”. L’accusa alla base di questa seconda inchiesta e’ quella di aver occultato il brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio 2017 alla squadra Mobile di Pescara per nascondere la chiamata di soccorso fatta alle 11.38 dal cameriere Gabriele D’Angelo, una delle 29 vittime, al Centro coordinamento soccorsi. Richieste di aiuto, secondo l’avvocato Emanuela Rosa, legale della famiglia D’Angelo, che “qualora ascoltate, avrebbero potuto cambiare l’esito degli eventi”.
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