L’opinione di Di Stanislao: “Trani” politiche e “fini” non personali


L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Come sappiamo da ieri, il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, è formalmente indagato dalla procura di Trani nell’inchiesta Rai-Agcom. Al premier vengono contestati la concussione e la “violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario” (articoli 317 e 338 del Codice penale), reati compiuti ai danni dell’istituzione del Garante per le Comunicazioni. A Berlusconi la procura ha comunicato formalmente, quasi in tempo reale, i reati per i quali è sotto inchiesta. Lo ha fatto rispondendo ai legali del premier, Filiberto Palumbo e Niccolò Ghedini, che avevano chiesto notizie ufficiali sul coinvolgimento del capo del governo nell’indagine, dopo giorni di indiscrezioni pubblicate dai giornali. E in serata Ghedini è sceso in campo in difesa del premier: “Se davvero a Trani si prospetta nei confronti del Presidente Berlusconi la concussione e la violenza o minaccia a corpo politico, amministrativo o giudiziario – ha detto – si è fuori da ogni logica e in una situazione giuridicamente inconcepibile e intollerabile”. Oggi il premier, intervistato dal Gr1, non ha lesinato gli attacchi: “Sono scandalizzato e ci sono anche palesi violazioni della legge. Il presidente del Consiglio ha ribadito che “da sempre” è intervenuto “a destra e a manca per sollecitare che non si facessero i processi in tv a persone che sono già sotto processo davanti ai giudici con accuse forti e precise senza dare agli accusati nessuna possibilità di difesa”. Per il Cavaliere “queste sono posizioni di tutte le persone perbene e di buonsenso”. Sono posizioni, afferma, “non soltanto lecite ma anche doverose”. Quella di Trani è una iniziativa grottesca che non mi preoccupa affatto: è un diritto del presidente del consiglio di parlare al telefono con chiunque senza essere intercettato anche surrettiziamente come avvenuto qui”. Contro il clima “avvelenato” il Cavaliere rilancia la piazza di sabato prossimo a Roma per “difendere la democrazia” contro “il gioco sempre più scoperto e pericoloso che vede alleati la sinistra, i suoi giornali e i magistrati politicizzati della sinistra”. Oggi, a Trani, arrivano sia gli ispettori inviati dal ministro della Giustizia Alfano che Michele Santoro, uno dei principali obiettivi delle pressioni del premier sull’Agcom e anche al centro della protesta sui talk show Rai sospesi, che sarà ascoltato dai pm come testimone. Quanto agli ispettori, sono stati preceduti dalla richiesta della maggioranza dei consiglieri Csm di aprire una indagine su possibili interferenze ed il Ministro Alfano ha promesso che ” non interferiranno con l’inchiesta”, tuttavia parlando di “gravi patologie” nella sua conduzione. Il procuratore capo di Trani, Carlo Maria Catristo, letteralmente circondato da giornalisti e foto cine operatori, al suo arrivo, stamani, al palazzo di giustizia, ha dichiarato: “questo assalto mi fa perdere la pazienza, adesso basta, gentile e garbato ma ripeto ora basta”. Inoltre, a proposito della manifestazione dell’Italia dei Valori davanti al Palazzo di Giustizia per protestare contro l’ispezione ha detto: “Gli ispettori servono per contribuire ad accertare alcune patologie che sono sotto gli occhi di tutti. Non interferiscono, non possono e non vogliono, con le indagini. Sono colleghi degli inquirenti e pensiamo che possano dare una mano”. Secondo Berlusconi ed i suoi, l’episodio su cui indaga la procura di Trani è l’ultimo di una serie legata ad una concezione di giustizia ad orologeria, che usa veleni e intercettazioni contro il Pdl, per la sua campagna di insulti sui suoi giornali e nelle piazze. La manifestazione delle opposizioni il 12 scorso, è, secondo Berlusconi, la “fotografia di un clima avvelenato che va avanti da mesi, da quando la sinistra ha armato le procure contro di noi “. Durante l’intervista, poi, al Gr1 ha anche replicato a D’Alema, affermando che lo stesso “non tiene vergogna, come dicono a Napoli” visto che è la sinistra ad aver “avvelenato il clima”. “Se ci sarà incredibilmente negato il diritto a presentare la lista del Pdl a Roma e provincia io penso che noi vinceremo ugualmente”, ha poi aggiunto. In verità non solo il clima avvelenato dalla sinistra che usa una giustizia “rossa”, strumentale ed ad orologeria, preoccupa il premier, ma anche la scarsa coesione fra le sue fila. Come ha scritto Adalberto Signore su Il Giornale di oggi, la destra sembra non aver imparato nulla dalla “lezione francese” se a due settimane dal voto, il Pdl, continua a perdersi nelle dispute interne. Anche se sono giorni che in privato Berlusconi punta il dito contro il rischio-astensione che minaccia soprattutto l’elettorato di centrodestra, costretto negli ultimi mesi ad assistere non solo ai continui tira e molla tra il Cavaliere e Fini ma anche alla querelle sulle liste elettorali, la situazione non sembra cambiare. Pare che, domenica scorsa, durante il pranzo per i 90 anni di don Verzè, lontano da microfoni e taccuini, il premier non ha esitato ad elencare “le sette ragioni” che potrebbero portare una parte degli elettori del Pdl a disertare le urne e, fra queste, “i continui distinguo di Fini”. Anche oggi che il vicecapogruppo alla Camera Bocchino, finiano doc, rilancia il movimento Generazione Italia e Fini come “leader del futuro” e il capogruppo Cicchitto che gli risponde “una volta fatte le elezioni è indispensabile che si apra un chiarimento nel partito”; il clima di faida, divisione e fronda nel Pdl è più che mai manifesto. Insomma il Pdl non intende capire 8ed è questo il suo vero tallone d’Achille), che converrebbe loro che dibattito fosse rinviato a dopo le elezioni, così come saggiamente hanno fatto fin’ora gli ex colonnelli di An, da Ignazio La Russa, Altero Matteoli e Maurizio Gasparri, che preferiscono evitare ogni commento. Il vero problema per Berlusconi non sono né i magistrati né gli avversari politici, ma le divisioni di cui Generazione Italia è l’espressione più tangibile e forte. Il progetto, pensato la scorsa estate è già realtà in numerose regioni d’Italia: in Lombardia, Piemonte, Liguria, nelle Marche, in Lazio, in Campania. L’obbiettivo dichiarato: valorizzare le proposte del ’94, con un programma di stampo liberale – meno tasse e meno debito pubblico – in risposta alla sfida sui temi economici, per una migliore prospettiva di sviluppo. In realtà è costruire una corrente liberale nell’area di destra, meno incline all’assalto alle regole o alla loro (ri)scrittura a fini personali. Su questo Berlusconi deve davvero meditare.


16 Marzo 2010

Categoria : Politica
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