Macerie, L’Aquila torna allo storico masochismo: sta avvenendo come per i rifiuti


L’Aquila – (di G.Col.) – Macerie: la città sta riprendendo la stessa rovinosa china (ricordate il film Cassandra Crossing?) che percorse anni fa per i rifiuti. Come se il 6 aprile 2009 non ci fosse mai stato. Si ricomincia con decisioni esitanti e tardive, alle quali seguono subito proteste e grida, di fronte alle quali autorità e istituzioni di prostrano, imbelli e timorose di dover pagare prezzi politici. Talvolta si è indotti a pensare che una dittatura militare sarebbe assai più efficace… Per chi ha memoria corta, ricordiamo la storia di Monte Manicola. Si doveva fare un impianto per i rifiuti, fu scelto Monte Manicola presso Paganica e cominciarono proteste (sobillate da politici contrari alla giunta Centi). Ebbe inizio una interminabile e tortuosa storia di scelte di siti, seguite sempre da puntuali proteste, e quindi revocate. Molti anni trascorsero. L’impianto non si fece, e siamo ancora al trasporto dei rifiuti altrove, costato somme enormi pagate dagli aquilani. Problema non risolto, e ancora sul tappeto, oggi però soffocato da quello ben più gigantesco delle macerie. La città è crollata, masochismo e deteriore metodo politico sono ancora in piedi.
Per le macerie sono andati via 11 mesi. Certo, non era semplice occuparsene, ma nessuno ha capito che comunque una scelta era da fare: quella dei siti. Qualsiasi cosa si fosse decisa, dei siti sarebbero stati necessari, e anche capienti. La macerie non sono rifiuti, si debbono trattare e si possono in parte riutilizzare. I siti non sono stati scelti che dopo la protesta delle carriole, che ha messo il Comune con i glutei al muro, insieme con le altre autorità anche regionali. Lo strillo della gente ha sbloccato burocrati e frenatori, ma soprattutto tutti coloro che pensavano agli affari anzichè all’emergenza. Singolare ed eloquente che si sia avuto un balzo in avanti solo quando si è deciso di usare esercito e vigili del fuoco per la rimozione: affari e milioni sfumati, chi sa per quanti di quelli che perdevano tempo al cospetto di una città sbriciolata. Sarà stato un caso? Vestiamoci da abbocconi e crediamoci.
Ora, comincia immancabile il rituale dei siti: questo sì’, questo no altrimenti grido e faccio cortei. Prima si sceglie e poi si fa marcia indietro. Di fatto, i siti sono quelli di sempre: ex Teges e Barisciano. Bocciati altri due, proteste per Cesarano di Camarda. E subito marce indietro tanto premurose quanto precipitose. Ci sono molte cave da colmare, molte plaghe desolate e disabitate nel comune dell’Aquila, c’è un cratere enorme da colmare nei pressi del cementificio SACCI di Cagnano. La verità è che, come per i rifiuti, siamo sulla strada di Cassandra Crossing. Il treno corre verso il ponte che crollerà inghiottendolo. Importa a qualcuno? L’Aquila ha subito tre terremoti catastrofici nella storia, più quello dell’aprile 2009, ma il sisma più devastante lo cova dentro se stessa, perchè è una comunità che preferisce masochismo e autoflagellazione. Oggi come bha fatto ieri, figendo di non essersi accorta della tragedia avvenuta. L’ha rimossa? No, torna se stessa.


15 Marzo 2010

Categoria : Cronaca
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