Accord Phoenix, Cantata di Natale
L’Aquila – Basilica di San Giuseppe Artigiano, domani ore 17.30
Monsignor Paolo Colino, canonico prefetto della musica per la Basilica di San Pietro e il Coro dell’Accademia Filarmonica Romana per un omaggio a L’Aquila
A proporla Accord phoenix nella suggestiva cornice della Basilica di San Giuseppe Artigiano. Protagonisti della serata il Coro dell’Accademia Filarmonica Romana, il direttore Mons. Paolo Colino, canonico prefetto della musica per la Basilica di San Pietro e l’organista Alessio Pacchiarotti, organista sostituto per la medesima.
Monsignor Paolo Colino, talentuoso, sanguigno e vulcanico, è una vera e propria istituzione nell’ambito della musica sacra. La sua vita è sempre corsa sull’unico binario di musicista e sacerdote, due servizi che si sono fusi nella bellezza artistica, via per lui privilegiata per entrare in contatto con Dio. Nato a Pamplona il 25 gennaio del 1934, da bambino ascoltava le canzoncine materne e la musica paterna (il padre suonava nella Banda della Guardia Civil) e cantava nel coro parrocchiale. In Seminario, impressionato dalla bachiana “Passione secondo Matteo”, decise di intraprendere gli studi di musica sacra, oltre a quelli filosofici e teologici. Giunto a Roma nel 1957, subito dopo l’ordinazione sacerdotale a San Sebastian, e laureatosi in filosofia e teologia presso la Lateranense, ha conseguito il magistero in Composizione, Musica sacra e Direzione corale seguendo i corsi del Pontificio Istituto di Musica Sacra (tra i docenti anche Domenico Bartolucci). Cultore del canto gregoriano, di Palestrina e Bach, Mozart e Perosi, Pablo Colino nel corso della sua carriera è stato anche nel 1985 assistente di von Karajan in San Pietro nell’esecuzione della Kroenungsmesse eseguita dai Wiener Philarmoniker per papa Giovanni Paolo II nell’Anno della musica. Un altro concerto insolito fu quello dell’ottobre 1986, a cinquant’anni dall’inizio della Guerra civile spagnola: il coro di Pablo Colino eseguì presso l’Accademia Spagnola di San Pietro in Montorio dodici canti del periodo, sei franchisti e sei repubblicani, un unicum mai più ripetuto.
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