L’opinione: In Piazza


L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Non sarà impresa facile riempire piazza San Giovanni, sabato prossimo, tanto che in parecchi avrebbero provato far cambiare idea a Berlusoni, prospettando alcune alternative, come Piazza del Popolo o il Pantheon. Ma pare che lui abbia detto che non se ne parla nemmeno e che tutto dovrà essere come il 2 dicembre 2006, con , pullman, pendolini e vagoni in Alta velocità per chi cala dal Nord, allo scopo di riempire di nuovo quella piazza ed evitare il flop, dopo aver dichiarato che “doppierà” il popolo “rosso e viola” di sabato scorso. Quelli a lui più vicini dichiarano, sul Giornale (vicinissimo ed anzi “parentale”), che è molto determinato nel portare avanti l’ennesima battaglia per la libertà, travalicando lo scenario regionale, per combattere in prima persona la campagna d’odio rilanciata a gran forza; uno scenario che ricorda molto la sua discesa in campo nel ’94. Dopo l’ondata viola per dire “sì alle regole, no ai trucchi”, per la democrazia, la legalità, il lavoro, i diritti”, con duecentomila i presenti, secondo gli organizzatori e 25mila per la Questura, ora tocca a lui manifestare tutta la sua forza ed il suo seguito. Ma il vero problema, secondo me, riguarda ciò che sul Corriere di sabato scorso ha scritto Sergio Romano, in un editoriale dal titolo emblematico: “Piazze piene e idee vuote”, in cui si scrive che tante manifestazioni hanno l’unico effetto di ritardare il confronto sui temi politici e concentrano, al solito, l’attenzione su Berlusconi, fra avversari e sostenitori, come in uno stadio di calcio, fra tifosi di diverse squadre. In queste ore e dentro a piazze gremite, si parla di tutto, fuorché di ciò che le Regioni hanno il diritto e il dovere di fare in materia di salute, sicurezza, occupazione, pubblica istruzione. Lo fa un po’ Nicki Vendola, forse il più moderno dei leader della sinistra, che cerca di argomentare sul fatto che il percorso avviato in Piazza del Popolo è quello giusto: unità di intenti, e grande attenzione a quell’enorme bacino di potenziali elettori che la vecchia politica ha messo ai margini, ma, comunque, non parla di progetti e propositi di gestioni, inerenti i temi caldi che riguardano tutti. E mentre Berlusconi si dichiara l’unico in grado di aiutare a non smarrire la diritta via; la sinistra è ancora caotica e litigiosa, con Pd da un lato e Idv dall’altro, divisi su tutto, tanto da far pensare che vi è ancora nell’opposizione tanta strada da fare per non incorrere nel consueto e perdente modello delle spartizioni e degli accordi di vertice. La sinistra sembra che ancora ignori, nonostante la disastrosa esperienza del governo Prodi, che “un avversario comune non basta a creare un programma comune”; mentre, d’altro canto, anche il Pdl soffre (lo si è visto in questi giorni) della stessa malattia. E, stavolta, sono d’accordo con Sergio Romano: invece di essere invitati a scegliere fra amministratori e programmi, siamo chiamati a scegliere fra il Bene e il Male, fra la dittatura strisciante della destra e l’incurabile comunismo della sinistra, trattati come individui inconsapevoli e da tenere ignari e agitati come in una arena.


15 Marzo 2010

Categoria : Dai Lettori
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.