Tendopoli, si tenta di tornare a sopravvivere
L’Aquila – L’inferno di ieri nella tarda mattinata ha lasciato i segni in tutte le tendopoli, grandi e piccole, centrali o periferiche. Vento furioso, grandine, pioggia a raffiche intensissime, fulmini, tuoni paurosi, e soprattutto freddo da inverno. Ai terremotati la natura non fa mancare nulla, comprese le due scosse magnitudine 4 (oltre alle minori) nel tardo pomeriggio e poco prima di mezzanotte. Così, tanto per logorare i nervi già usurati, accrescere paura e disperazione, isolamento, freddo, umidità , depressione profonda. Nelle tende si vive male quando c’è maltempo, tra fango, pozze d’acqua, ventate che minacciano di strappare via i fragili edifici di tela azzurra o grigioverde. Molte persone ormai sono anche ammalate, febbricitanti, colpite da tosse, raffreddori, reumatismi, lombaggini, male di gola; ma soprattutto non ne possono più del maltempo, che peraltro non dovrebbe essere finito. Questa mattina il Sole ha fatto capolino, le cose vanno leggermente meglio, la gente esce all’aperto in cerca di un po’ di tepore, tentando di asciugare vestiti e tessuti, ma soprattutto le proprie ossa infradiciate. Ovunque si sta lavorando per ripulire, rimettere in ordine, scacciare fango e acqua. Tutti danno una mano, poi arriva l’ora del pasto e si ripetono le inevitabili lunghissime code.
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