Ospedale peligno, ma quale futuro per la sanit?
DOPO L’INAUGURAZIONE DEL OSOCOMIO A SULMONA CONVEGNO DELL’ANAAO -
Teramo – Quale futuro per la sanità peligno-sangrina: domani, dopo l’inaugurazione del nuovo ospedale, convegno dell’Anaao per fare il punto. Grimaldi: «Attiriamo nuove risorse professionali e valorizziamo quelle esistenti»
“Quale futuro per la sanità peligno-sangrina: nuove prospettive” è il tema del convegno-dibattito di Anaao Assomed Abruzzo in programma domani, martedì 4 dicembre, a Sulmona.
L’incontro, organizzato da Luigi Aloisantonio, dirigente medico dell’Unità operativa di Medicina di Sulmona e rappresentante locale dell’Anaao, di concerto con la direzione regionale dell’associazione dei medici dirigenti e in collaborazione con la direzione Generale dell’Asl di Avezzano-Sulmona-L’Aquila, si svolgerà nella tensostruttura allestita in occasione della cerimonia di consegna del fabbricato del nuovo ospedale di Sulmona a cui parteciperanno, tra gli altri, il presidente della Regione, Giovanni Lolli, il presidente della Provincia Angelo Caruso, l’assessore regionale alla sanità, Silvio Paolucci, il manager della Asl, Rinaldo Tordera, il sindaco Anna Maria Casini e il vescovo Michele Fusco.
«L’obiettivo primario del convegno-dibattito, che inizierà dopo la conclusione della manifestazione inaugurale, alle ore 14 circa – spiega Luigi Aloisantonio -, è quello di discutere in maniera pratica e concreta sul futuro ruolo della nuova struttura ospedaliera, su come rilanciare le professionalità presenti, come sviluppare nuove professionalità con lo scopo di aggiungere qualità ed eccellenza e, quindi, rispondere in modo efficace e moderno alle esigenze dei pazienti».
«La realizzazione di nuovi ospedali, più moderni e sicuri dal punto di vista sismico, costituisce uno dei punti qualificanti del nostro programma – afferma il segretario di Anaao Assomed Abruzzo, Alessandro Grimaldi – e, dunque, non possiamo che rallegrarci per l’inaugurazione di questa nuova struttura. Di pari passo, il sistema sanitario abruzzese dovrebbe concentrare i propri sforzi anche nella direzione di attirare nuove risorse professionali e valorizzare quelle esistenti. Va quindi assegnata una vocazione ai nostri ospedali, esaltando al loro interno le specialità e rafforzando al contempo la medicina del territorio. Altrimenti, rischieremo di continuare a pagare un prezzo troppo salato alla mobilità passiva e alla scarsa appetibilità dei nostri presìdi».
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