Regione, la politica da malafemmina a vergine
L’Aquila – Poco prima della sparizione dalla scena, che presumibilmente toccherà a molti a febbraio 2019, i consiglieri regionali unanimi e pudibondi hanno deciso tagli di stipendio, ripudiato vitali e cumuli di succosi lucri. Dopo averne beneficiato per molti anni. Le proposte di legge, infatti, di varia estrazione, erano state opportunamente surgelate, e i soldi continuavano a correre. I Cinquestelle ne hanno restituiti un parte, per acquistare ambulanze. Un bel gesto, ma isolato.
La malafemmina della politica, che da decenni sguazza nella lussuria del privilegio, tra bugie e promesse roboanti, vuole tornare vergine ed essere assunta nell’empireo del prossimo voto regionale.
Tra le dichiarazioni politiche sul voto del consiglio, non ne abbiamo letta alcuna che contenesse delle scuse. Sì scuse agli abruzzesi per non aver fatto da anni ciò che, ormai, è diventato obbligatorio. Ridursi i soldi e i privilegi sfacciati goduti per decenni. In altre regioni qualcosa hanno fatto, in Abruzzo poco e niente.
Non ci pare il caso, quindi, né di ringraziare la politica né di apprezzare quel voto unanime del consiglio regionale, su provvedimenti che dovevano e potevano arrivare molto prima. E consentire grandi risparmi di denaro finito invece in capienti tasche.
Non giudichiamo il lavoro prodotto dai satrapi pentiti in estremis, lo faranno presto gli elettori. Giudichiamo, invece, l’indifferenza della politica di fronte al dovere e alle richieste del popolo abruzzese, che da anni sdegnato voleva un atto di pentimento e di coscienza, ma non lo ha avuto se non in extremis.
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