L’esito finale del premio Bonanni


L’Aquila – Riceviamo da Liliana Biondi, componente giuria del Premio Bonanni: “Si è conclusa in bellezza la XVII edizione del Premio Letterario Internazionale “L’Aquila” BPER intitolato a Laudomia Bonanni e presieduto da Raffaele Marola, la cui cerimonia di premiazione si è tenuta, anche alla presenza del Direttore territoriale BPER Guido Serafini, e del Sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, sabato 24 novembre presso l’Auditorium Renzo Piano del Castello. Alla presenza dell’ospite d’onore, il poeta cinese Yang Lian, si sono avvicendati sul palco cinque noti poeti scelti dalla Giuria tecnica affiancata dalla giuria di otto studenti, presieduta da Stefania Pezzopane.
Il vincitore è stato Elio Pecora, poeta notissimo nel panorama nazionale, col suo volume Rifrazioni (Mondadori, 2018). Il testo è un universo cristallino di frammenti di pensieri ed emozioni talvolta così forti da volerli isolati nella pagina bianca, in pochi versi liberi più o meno lunghi, che, liberamente, ma con ordine e armonia ritmica si frappongono tra i sensi e il cuore. Altre volte il canto si estende a “dire”, come in un’antica e sempre attuale narrazione, le piccole cose quotidiane che lasciano gioie e dolori, luci e ombre, rifrazioni memoriali e sentimentali di un mondo scomparso e sempre vivo perché è il sentimento a tenerlo desto per i tanti valori che serba ad alimentare il presente e il futuro. L’«ancora» del preludio fa capire che la silloge è la ripresa di un colloquio già avviato in un microcosmo di colori e profumi qual è il giardino dell’anima che tutto racchiude e da dove tutto riparte, è un segmento che si aggiunge e rimpolpa i precedenti. La grandezza della poesia di Elio Pecora è proprio in questa variazione di motivi, dove il filo ininterrotto e la parola che “dice”, cioè la parola che trasmette visioni, sensazioni, emozioni, risveglia sentimenti o paure, memorie di persone, di cose, di gesti, di eventi quotidiani. È l’antico microcosmo della casa che come un dio tutelare
Due i finalisti a pari merito: Daniele Pieroni, con la delicata silloge Solitude (Di Paolo edizioni, 2018): un diario intimo, poetico-sentimentale che, per quanto circoscritto in un tempo e in un luogo determinati, scorre nella silloge non secondo la scansione cronologica, ma seguendo il percorso del sentimento amoroso: nascita, crescita, agonia e morte. La solitudine è un po’ la condizione propria del poeta con i suoi aspetti positivi e negativi. Come la Rosa, di antica evocazione letteraria, l’amore dona bellezza, profumo e dolore. Non importano comunque i graffi perché essi sono il segno di un passaggio vitale importante tra la solitudine del prima e quella del poi («la vita continua a graffirmi / come fanno la rosa / e il biancospino / purché sia ancora lieto / e avvivato il mio cammino/ da nuovo fiore d’erotismo» p. 14). I versi liberi, i componimenti brevi, l’uso libero di rime, assonanze, consonanze e il ritmo del verso danno conto di una buona padronanza poetica.
E, con Pieroni, l’autentica rivelazione dell’anno, Giovanna Cristina Vivinetto, con Dolore minimo (Interlinea, 2018). Nel dire quanta sapienza e quanta capacità poetica emana l’intero poemetto auto-psicoterapeutico, un diario a posteriori in versi, della giovanissima Giovanna Cristina Vivinetto, che ha solo 24 anni, non è sufficiente fare riferimento alla sua laurea in Lettere Moderne conseguita con una tesi in Critica Letteraria e Letterature comparate sulla figura di Fedra, o alla sua imminente specializzazione in Filologia letteraria. Gli studi hanno contribuito. Ma la compostezza del dettato poetico; la pacatezza espositiva; l’equilibrio emozionale nel comporre; la gradualità del tragitto narrativo nel ripercorrere mentalmente tutti gli stadi del suo travaglio spirituale, fisico, sentimentale, familiare, sociale, religioso, dalle prime sensazioni di disagio alla cognizione della propria autonomia psico-fisica («ora che so di dover andare sola» scandisce il verso che conclude il testo), sono frutto di una sincerità senza veli, di profonda autostima, di amore per la vita. Rivivere, con lei, nei versi, l’agonia, la morte e la resurrezione (se leggo correttamente l’allusione al secondo nome “Cristina”) più che rinascita di sé stessa, si coglie anche la consapevolezza di quanto questa sua confessione in versi liberi sia, senza dubbio, un toccante testo poetico, educativo e didattico.
Non meno degne di nota, per la qualità sono le due menzioni d’onore: a Tiziano Scarpa, con la bella silloge Le nuvole e i soldi (Einaudi, 2018), dove il poeta non sconfessa il narratore di successo qual egli è (cito solo Stabat mater, premio Strega 2009), anzi lo completa. Se spesso prosa poetica è nei suoi romanzi, nella poesia si ritrovano anche i motivi (primo fra tutti, la morte), e lo stile della prosa: pressanti, sorprendenti, franti, onirici, dissacranti, surreali. Lo strumento dell’arte poetica è la parola; e Tiziano Scarpa “gioca” intelligentemente con essa, a iniziare dal titolo sviante della silloge Le nuvole e i soldi (Einaudi 2018), presenze marginali, quando non lontane metafore dei motivi principali. La “morte”- che con la “parola” è il motivo dominante- non è solo ciò che ora non è più, ma anche ciò che non è stato, nel bene e nel male, ciò che non è accaduto o è stato scampato, come le nove occasioni di pericolo della vita in cui la morte ha scampato il poeta salvandolo, per cui ora egli inneggia ancora di più alla vita, considerando la morte, una sorella, un’amica che gli vuol bene, che lo lascia vivere, appunto, tra le “nuvole” della sua creatività “accreditata”, e che gli fa dono della parola con cui la canta. Le poesie, in strofe e in versi liberi, talvolta incastonate in neretto all’interno di versi-frase identici che le contengono, e dove spesso il poeta gioca seriamente con sé, col suo nome, con le cose, con la vita, si fanno talvolta surreali e mentre fanno sorridere, fanno tanto pensare.
E quella a Italo Scotti, con Dee Idee, (fermenti, 2016). Bene interpretata anche nei disegni di Bruno Conte che la completano, la silloge Dee Idee è liberamente giocata sui due motivi dominanti che sono anche le passioni dell’autore: la mitologia e la musica jazz; spesso incastonati tra terra e mare nella Sicilia ammaliante. Poesia erudita, di piacere e di diletto per il poeta, la cui vera professione richiede invece una forte tensione e attenzione. Con sottile e bonaria ironia Italo Scotti libera la parola (”Parla, parola, sei libera // tu che sei folle e sacra” Il letto di Procuste) gioca con parole essenziali e pertinenti tra calembour e anagrammi «fra sillabe, accenti, sdruccioli, piani, trochi», ivi), sfoggiando un accurato e colto vocabolario.
Eccellenti, per professionalità e garbo, la presentatrice, l’attrice-regista Eva Martelli, e l’interprete dall’inglese del poeta cinese Yang Lian, Gianlorenzo Costarella, venuto per l’occasione da Londra dove risiede normalmente: due encomiabili persone di cui il Premio non farebbe a meno.


27 Novembre 2018

Categoria : Cultura
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