Sallustio, ora ha gli… “horti carriolarum”


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Gaio Crispo Sallustio, uno dei maggiori storici della “latinitas”, abitò a Roma nei celebri “horti sallustiani”, dei giardini sontuosi che si fece costruire nel cuore della capitale (nei pressi di via Veneto di oggi) con le copiose sostanze finite nelle sue tasche durante un redditizio mandato politico in Africa. Insomma, ricchezze di dubbia provenienza, illecite dicono alcune biografie. Nulla di nuovo sotto il Sole della politica, locupletale, corrotta, mai limpida allora come oggi. Il grande storico nato ad Amiternum (è per questo che viene considerato tra le glorie aquilane, anche se ai tempi di Amiternum L’Aquila era al di là da venire, essendo di edificazione medievale) vive oggi in quelli che potremmo chiamare maccheronicamente…. horti carriolarum. Giardini delle carriole, le tante che ormai da tre domenica irrompono in piazza Palazzo a raccogliere macerie. Un generoso, genuino movimento di popolo che pacifico e anche ironico assedia la statua a Sallustio, e oggi ha appreso al braccio dello scrittore una “callarella” da muratore, uno di quei secchi larghi e svasati che si usano per impastare poco cemento e sabbia, oppure trasportare piccoli pesi, breccia, utensili come il “male e peggio”, martello, chiodi, sabbia e cemento. Sallustio carriolatore anche lui, ed è un onore per lo storico che percorse tutta la carriera politica romana – partendo dall’incarico di questore – fino a diventare senatore. E ricchissimo. Lo stile di Sallustio scrittore non è di quelli che gli studenti del liceo preferiscono: è ricco di arcaismi che rendono la traduzione dal latino difficoltosa, il fraseggio è elegante ma non facile da penetrare, le frasi spesso tronche. Comunque uno stile letterario e tratto dalla lettura di classici e altri storici romani.
Gli studenti del vecchio liceo aquilano Cotugno aspettavano la prima nevicata per vedere Sallustio con la “pelliccetta bianca”, una specie di ermellino sul bronzo scuro, e la papalina di neve che si depositava sulla sommità del capo. Significava anche che la scuola poteva chiudersi per la neve, e gli studenti guadagnare 500 lire al giorno per spalarla dal centro. Allora in pochi ci rinunciavano. Oggi non lo farebbe nemmeno il più morto di fame della scuola.

Oggi a Sallustio è toccato tremare il 6 aprile, e vedersi crollare tutto o quasi intorno. E poi assistere all’arrivo e al vociare del popolo delle carriole. Dovrebbe scriverne la storia, lui che fu anche tribuno del popolo romano. La scriveremo invece noi cronisti, per ora, la storia di questa bella avventura delle carriole in centro. Poi la cronaca diventerà storia della povera città frantumata, che dovrà, prima o poi, rinascere. Lo ha già fatto almeno tre volte nel passato. Peccato che noi che di anni e ricordi ne abbiamo parecchi addosso difficilmente ne saremo testimoni oculari. Sallustio, che è di bronzo, sarà sempre lì.


14 Marzo 2010

Categoria : Cultura
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