Bussi: Gerardis, ora Abruzzo ha strumento per bonifica
Pescara – “Gli imputati possono trincerarsi dietro la prescrizione, ma l’Abruzzo ora puo’ contare su uno strumento efficacissimo per pretendere da chi ha inquinato la bonifica di quell’area, con vantaggi che tutti possono immaginare per la salute e il benessere del territorio e di chi lo vive”. Lo scrive sul suo profilo Facebook Cristina Gerardis, che ha rappresentato l’Avvocatura dello Stato nel procedimento sulla mega discarica di rifiuti tossici di Bussi sul Tirino, commentando le motivazioni della Cassazione. “Dopo averla letta – scrive Gerardis – posso dire che 10 anni di lavoro non sono stati inutili. La sentenza puo’ definirsi storica, per quattro motivi. Il primo: ha detto che il reato di avvelenamento protegge dalle aggressioni dell’uomo anche le acque di falda, quelle sotterranee, non visibili agli occhi, ma essenziali per l’approvvigionamento idrico. Il secondo: ha confermato che, in quella zona dell’Abruzzo, societa’ della Montedison, per mezzo secolo, hanno causato un disastro ambientale definito come un “accadimento macroscopico, dirompente e caratterizzato per il fatto di recare con se’ una rilevante possibilita’ di danno alla vita o all’incolumita’ di un numero non individuabile di persone”. Lo hanno fatto esercitando l’industria, con il solito inaccettabile scambio tra lavoro e salute, tra denaro e ambiente”. Il terzo motivo “ha definitivamente affermato che il disastro ambientale e l’avvelenamento delle acque possono essere commessi anche “non facendo”, minimizzando la gravita’ della situazione, falsando i dati per tranquillizzare la gente, dando indicazioni di “non spaventare chi non sa”. Il quarto: ha accolto nella sede piu’ alta di un processo la mia tesi, che anche negli anni ’60 e ’70, in Italia, “l’ordinamento conteneva norme volte a tutelare le acque dall’inquinamento e le stesse matrici ambientali”.
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